È un periodo di grande fermento per il Trentino. In estate il think tank Il Nodo di Gordio e il Centro studi Vox Populi avevano dedicato l’annuale workshop al tema dell’alimentazione, con uno sguardo geopolitico ma anche con una particolare attenzione alle api e al miele come elemento di collaborazione tra la regione alpina e la Slovenia.
Ora si passa dal miele ai funghi con Il Brand della memoria, una iniziativa che si concluderà il 30 novembre.
Il progetto è spiegato da Casimirra Grandi, storica sociale dell’Università di Trento.
La micologia interessa non solo gli uomini della scienza, ma anche gli uomini più pratici,
che al dolce amano congiungere l’utile
(Giacomo Bresadola, 1881).
“L’affermazione del micologo Bresadola – spiega Grandi – bene introduce il complesso soggetto dell’incontro e la sua articolata declinazione, in cui il fungo induce un approccio innovativo per la sua valorizzazione.
Il Brand della memoria è un evento ascrivibile al percorso di studi avviati dall’Università di Trento in occasione di 2018 Anno del Patrimonio Culturale Europeo, in parallelo alle attività di Digital Cultural Heritage; l’Europa proietta nel futuro la memoria culturale di un patrimonio vario e diversificato, in cui vi sono distinzioni e convergenze, ma nel quadro di un paradigma dominante: lo sviluppo del sapere. Viviamo un presente fecondo di riletture che consentono di disseminare le conoscenze del nostro passato, in una prospettiva che ha indotto il Trentino nell’ anno del Patrimonio Culturale Europeo alla ricomposizione della memoria di mons. Giacomo Bresadola (1847-1929): padre della moderna micologia e scienziato globale. Lo studio del celebre micologo trentino è volto al futuro per valorizzare il potenziale dei suoi studi nell’attualità più avanzata di svariate discipline. Infatti, c’è rinnovato interesse internazionale per un uomo del Trentino provincia dell’impero asburgico prima e del Regno d’Italia poi, che seppe interloquire con i più famosi micologi dell’epoca e creare una rete di rapporti scientifici intercontinentali ai massimi livelli. È così delineata la nuova cornice per una figura iconica, volta a superare il passato nanismo culturale e mirata al too small to grown, sullo sfondo di un territorio sovente considerato solo come supporto fisico alle attività umane, anziché una risorsa da valorizzare per i suoi significati identitari intrinseci e le opportunità che offre il patrimonio intergenerazionale sedimentato nel tempo, prodotto da genti che fondano la memoria nell’etica del rispetto con la terra d’origine.
Conoscenze sedimentate attraverso innumerevoli genealogie costituiscono il patrimonio del Trentino, di una popolazione che ha elaborato particolari sistemi di governo del territorio in cui estese proprietà collettive esaltano il senso di responsabilità delle sue genti per la tutela dell’ambiente, assecondando un concetto di sostenibilità diventato modello di vita e osservatorio culturale dell’ecosistema correlato. Oggi si propone l’ecosistema digitale a sostegno dell’economia locale, alimentata dalle azioni quotidiane dei singoli che costruiscono relazioni attraverso questo sistema, una rete che implementa politiche volte a sviluppare esperienze tra territorio, prodotto e consumatore per sostenere lo sviluppo delle produzioni tipiche.
E significativamente il micelio è una rete, di reti che si sovrappongono.
Nella cornice dell’incontro il fungo rappresenta quindi un nuovo paradigma, da affrontare con approccio transdisciplinare perché è un soggetto che pone interrogativi non risolvibili secondo nitidi confini fra diverse discipline.
L’attuale economia informale del fungo in Trentino interessa una vasta area di raccolta, impegna un discreto numero di persone e produce apprezzabile guadagno. Questo versatile prodotto della natura è usato dalla notte dei tempi per alimentazione e fitoterapia -micoterapia-, oggi propone i nuovi orizzonti di nutraceutica e nutrigenomica, che hanno individuano nel fungo qualità particolarmente interessante, tali da produrre una significativa ricaduta economica in numerosi settori di alta qualificazione e potenziali start up.
Nei tempi lunghi della montagna il territorio alpino palesa il suo patrimonio culturale in una memoria dove la resilienza può trasformarsi in fattore di sviluppo e proiezione verso il futuro sostenibile, secondo tradizione e in cui la micologia si rivela come un settore da far emergere, a volte sfatando miti, a volte valorizzando saperi identitari tradotti alla coerenza dei tempi di vita e di una globalizzazione che esalta i particolarismi”.
Ma per Maurizio Grandi, oncologo, immunoematologo e direttore della Torre di Torino, i funghi rappresentano il nuovo paradigma.
“Sotto terra – afferma – c’è un mondo Altro, di infinite vie biologiche, che connette gli alberi, permettendo Loro di comunicare e far sì che la foresta possa comportarsi come un organismo. Passano informazioni selettive tra specie di piante in comunicazione che interagiscono attraverso allechinoni, ormoni che inducono una trasmissione elettromagnetica tra radice e fungo.
Il micelio è una rete, di reti che si sovrappongono, rendendo la foresta resiliente, per l’associazione mutualistica di specie filologicamente distanti
Produce metaboliti secondari ruolo funzionale nella biocenosi per produrre composti da usare in biotecnologia come base di nuovi medicamenti”.