Un lupo che ulula alla luna: così si presenta il 69° Trento Film Festival col suo manifesto presentato Sabato 20 marzo e realizzato da Gianluigi Toccafondo, artista sanmarinese.
“Ho deciso di concentrarmi sugli animali selvaggi della montagna: lo stambecco, l’orso, l’aquila e infine il lupo, un omaggio al Richiamo della foresta di Jack London”.

Per la rassegna di cinema e culture di montagna in programma dal 30 aprile al 9 maggio l’autore del manifesto colloca al centro dell’evento “Un lupo che ulula nella notte, nel cuore della natura incontaminata, tra boschi e vette innevate, con il muso che si riflette sulla faccia illuminata della luna…da sempre il lupo è un potentissimo simbolo della natura selvaggia”.
Questa immagine ben rappresenta il modo con cui si guarda alle Alpi, ponendo al centro degli interessi l’ambiente e non l’uomo che quell’ambiente vive.
Il lupo rappresenta oramai la frattura tra il mondo urbano e quello rurale, per il primo è simbolo di una libertà che viene idealizzata in quello che è ormai un totem, per il secondo è una limitazione della libertà, valore insindacabile per vivere le Alpi.
In questo modo il più importante Festival cinematografico della montagna non rischia di allontanarsi da chi di montagna e in montagna vive?
Quassù la presenza millenaria dell’uomo ha creato bellezza e un paesaggio culturale in cui dappertutto è presente la sua orma.

No, non è guardando verso le Alpi che si può parlare di “natura incontaminata” o di “wilderness”.
Io non vedo traccia della presenza dell’uomo che il Monte vive in un manifesto che inneggia a una natura incontaminata, una immagine che nulla ha a che fare con la cultura alpina.