Nel 2018 in Italia il box office ha incassato complessivamente 555.445.372 euro: il -4,98% rispetto al 2017. È il risultato più basso dal 2006 a oggi.
Le associazioni fanno però presente che in Germania gli incassi sono crollati del -16%, in Francia del -4%, in Spagna del -2%.
Ci sarebbe quindi «una tendenza generale verso il ridimensionamento». Alti e bassi di un andamento ciclico al quale dovremmo essere abituati.
Inoltre se si considerano gli incassi generati esclusivamente dai film italiani, la somma vanta un incremento del 23% degli incassi: nel 2018 le pellicole italiane hanno fatto guadagnare 127 milioni di euro contro i 103 milioni del 2017, meglio noto come l’ anno nero del cinema italiano.
C’è però un “ma“. Anzi, ce ne sono due. Prima di tutto nella Top 10 dei film 2018 non c’ è nemmeno un titolo italiano: la classifica è dominata dal film Bohemian Rhapsody sui Queen, seguito dal cinecomic Avengers; seguono Infinity War, il sexy Cinquanta sfumature di rosso, e poi svariati cartoni, sequel e l’immortale Mary Poppins.
Il che vuol dire che l’anno scorso nessun film italiano ha sfiorato i 10 milioni di incassi. Quello di maggior successo, ossia A casa tutti bene (11mo nella Top) si ferma a 9,1 milioni di euro.
Come se non bastasse, la nostra filiera non demorde nel produrre più di quanto il mercato possa assorbire: l’anno scorso hanno visto la luce delle sale ben 205 titoli. Troppi se, come denunciato anche dalla rivista specializzata Box Office, di queste 205 produzioni solo tre superano i 5 milioni di incasso e ben 178 non arrivano a toccare i 500mila euro.
Davanti a queste cifre, l’osservazione che «nel 2017 solo un film si era attestato tra i 5 e i 10 milioni di euro, quest’ anno invece sono tre», consola fino a un certo punto.
Il quadro che emerge è quello di un comparto scombussolato che, pur essendo ben foraggiato dallo Stato, produce troppo e male, salvo poi assolversi da solo.
L’impressione è che non basti investire sull’estate, come comunque è giusto fare e come è stato confermato anche dalle stesse associazioni di categoria. Bisogna avere anche il coraggio di rivedere il sistema dei finanziamenti, sostenendo solo chi merita di esserlo.
Cosa che non sembra sia stata fatta finora.
Stando infatti all’ elenco pubblicato dalla Direzione generale Cinema del ministero per i Beni culturali, nel 2018 è stato erogato un contributo di 7,790 milioni per sostenere 41 titoli. Questi comprendono: opere prime di giovani esordienti, opere seconde, film, documentari e cartoon di particolare qualità artistica e i così detti “film difficili” che dispongono di poche risorse.
Tra i titoli che rientrano in questa rosa figurano Il signor diavolo di Pupi Avati (350 mila euro), il cartoon Topo Tip 3 di Andrea Bozzetto (250 mila euro), il Passatempo di Gianni Amelio (30 mila euro), il documentario Diabolik sono io di Giancarlo Soldi (40 mila euro), Villetta con ospiti di Ivano De Matteo (600 mila euro).
Dunque, sarebbe ora di far fruttare bene il Fondo per il cinema (lievitato, per il 2019 a 404 milioni), i finanziamenti esistenti, i contributi e qualsivoglia budget, privato o pubblico. Nella speranza che la gente si stacchi da divani e tablet per tornare nelle sale.