“Guarda…c’è ancora la Madonnina di quando ero ragazzo.” dice S., l’unico amico che ho qui nel comprensorio dove abito da oltre dieci anni, un alveare senza identità né personalità, ma con la pretesa di essere Quartiere Residenziale. Ovvero, per dirla in altro modo, un “Parioli de noantri”. Alla veneta un “voria ma no posso”…
Ma S. è diverso. Lui è originario del Tufello. Che non è uno dei moderni quartieri dormitorio, che già Flaiano criticava, con la sua caustica ironia, proprio parlando di Talenti dove abito, in una pièce teatrale…
Ma il Tufello è diverso. È borgata. Ma borgata storica. E qui toglietevi dalla mente i grigi casermoni delle recenti periferie romane. Il Tufello è l’esatto opposto. Un trionfo di colori. A tinte forti. Su tutto, il giallo e l’ocra, ma anche il rosso ha gran parte. E i terrazzi in cima ai palazzi. Dei loggiati bianchi. E, soprattutto, i cortili, cui si accede da cancelli di ferro, e che rigurgitano di piante, alberi, cespugli….disordinati, spesso, caotici. Ma ti danno una sensazione…di vita. Come i panni ancora ad asciugare fuori dalle finestre, su fili tesi fra carrucole per lo più ruggini…
È una borgata viva. Con una personalità, una storia. Incistata tra quartieri più moderni e anonimi, come Nuovo Salario, Bufalotta, con orridi palazzoni disegnati (dicono) da una archistar… E , appunto, Talenti. Che vengono considerati più…eleganti, o peggio chic. Segno del degrado del gusto corrente. E di una idea astratta del vivere. E dell’abitare.
Il Tufello prende, ovviamente, nome dal tufo. E infatti sorge su una collinetta di roccia tufacea, sospesa tra il corso dell’Aniene, con le architetture in barocco romano novecentesco, e, a nord, quelle più moderne, e grige, degli anni ’50, che però hanno mantenuto il gusto per gli ampi cortili. E per il verde, che emerge dietro ogni muretto, ogni cancellata. Il cuore della borgata è però rappresento da Via delle Isole Curzolane. Uno stradone a due corsie contornate da alberi che, in primavera , si riempiono di fiori rosacei. Credevo fossero pèschi, ma S., che è appassionato di piante e di animali, mi ha detto che sono altro. Un nome che non ricordo ora. Ma sono belli. Infondono allegria.
Per lo più il quartiere, e il suo centro, è sorto sul finire degli anni ’30. Con il progetto di un architetto di cui ho ritrovato solo il nome, Paolo Sforza. Non ne so altro. Ma doveva essere qualcuno che aveva compreso che una zona di case popolari non doveva essere triste e deprimente. Anzi. Una razza di architetti andata da tempo perduta, purtroppo.
Ed è un quartiere brulicante di vita… il suo centro, non a caso, è un grande mercato coperto. Di quelli di una volta, dove si può trovare di tutto, dagli alimenti più comuni, ai cibi più insoliti. E poi pentole, abiti, oggetti svariati, mobili… Mi fa allegria solo entrarvi. Mi ricorda, in piccolo naturalmente, il grande mercato bazaar al centro di Sofia. Eco di un mondo lontano, sospeso fra la realtà e la fiaba…
E poi, il Tufello è pieno di bambini che giocano nei cortili. E di giovani che affollano i bar o siedono sulle panchine. In un paese come il nostro che è ormai vecchio, senescente…beh, un respiro di vita. E, forse, di speranza.
Certo, molti di quei bambini non sono figli di italiani. E molte sono le donne con il velo che copre i capelli che si aggirano per le spese. E parlano altre lingue. Ma quei bambini sono nati qui. E quando giocano, urlano e strillano… in italiano.
S. guarda incantato e felice la vecchia Madonnina nella sua nicchia.
“Qualcuno la tiene pulita. E vi mette ancora i fiori freschi…” nota, tutto soddisfatto. Anche se so bene che non è religioso. Non nel senso comune del termine, comunque.
Un anziano, che sosta lì vicino, probabilmente per far passare il tempo prima di tornare a casa per il pranzo, interviene…
“Sì…. Però hanno dovuto togliere la cassetta delle offerte. L’hanno scassinata non so quante volte questi drogati…”
parliamo per un po’. Come si usava un tempo. Quando i quartieri, di tutte le città, erano cosa viva.
Poi io e S. andiamo a prendere l’aperitivo. In un vecchio bar latteria dove si trova un po’ di tutto. Dal pacco di pasta ai dolci.
Ci sediamo sotto una pergola coperta.
E ci portano due bicchieri. E un piatto con pizza romana e fette di salame… tutto compreso…