Chissà dove si trova la Tunisia.. Deve esserselo chiesto Giggino vinavil quando i suoi sottoposti gli hanno portato la rassegna stampa, tradotta, dei quotidiani francesi. Perché, in Francia, sono preoccupati per il referendum del 25 luglio che dovrà approvare la nuova costituzione. La più bella del mondo, ovviamente.. Ma che non piace a Parigi.
Oddio, in teoria dovrebbero essere i tunisini a decidere cosa va bene per loro. Ma si sa, il povero Macron è in gravi difficoltà sul fronte interno e, dunque, deve ottenere qualche risultato all’estero, nella Françafrique che gli sta dando continue delusioni, dal Ciad al Burkina Faso. E ora ci si mette anche il cattivo leader tunisino che vuole compiere qualche passo indietro sulla laicità e qualche passo avanti in direzione dell’Islam.
Saranno fatti loro? No, se Biden interviene disastrosamente sulle politiche economiche europee, perché la Francia non può interferire con le decisioni di Tunisi? Se Giggino vinavil avesse studiato, saprebbe che la Tunisia – nella spartizione coloniale – sarebbe toccata all’Italia ma Parigi giocò sporco e d’anticipo, scippandola al dormiente governo romano. Dunque la Francia si sente investita di una missione divina nell’occuparsi di Tunisi. Salvo quando dalle coste tunisine partono a raffica i barconi dei clandestini. In quel caso Parigi si ricorda benissimo della vicinanza italiana e lascia che ad occuparsene sia Lamorgese. Che, ovviamente, non se ne occupa.
Lamorgese è un caso umano ed è inutile perdere tempo. Però Giggino vinavil potrebbe occupare un po’ di tempo delle sue vacanze estive per provare a leggere, e magari capire, il saggio di Marco Valle: “Patria senza mare”, pubblicato da Signs Books. Potrebbe persino trovare una giustificazione nella sua incapacità di affrontare il ruolo di ministro degli esteri nel bacino del Mediterraneo che, in teoria, dovrebbe essere il luogo privilegiato di attività. Anche se lui, evidentemente, preferisce limitarsi ad eseguire gli ordini del padrone americano.
Ma Biden, della Tunisia, se ne frega. Almeno sino a quando i suoi burattinai non decideranno che si può fare una bella guerra anche lì. Partendo dalle troppe basi americane presenti in Italia e, soprattutto, in Sicilia.