Sarà perché le follie della banda Speranza e le truppe anti italiani di Lamorgese hanno fatto crescere a dismisura il nervosismo individuale, ma l’estate 2021 sta portando ad un pericoloso incremento delle tensioni tra vacanzieri ed operatori turistici. Pericoloso non perché rischi di sfociare in scontri fisici ma, semplicemente, perché prima o poi il confinamento finirà ed i vacanzieri potranno decidere di preferire altre mete. Mentre gli operatori turistici lì sono e lì restano.
Ormai lo scontro è su tutto, le offese tra i due schieramenti sono continue, esasperanti. Partendo dai prezzi assurdi dei servizi ed anche delle merci nei negozi. “Vero – ammettono alcuni operatori (altri negano l’evidenza) – ma noi lavoriamo solo alcuni mesi all’anno e dobbiamo vivere per tutti i 12 mesi”. “Giusto – ribattono i vacanzieri – ma non è colpa nostra se non volete ampliare il periodo di attrazione turistica. È comodo lavorare solo 6 mesi quando noi ne lavoriamo 11”. Però per ampliare il periodo turistico occorrerebbero idee, iniziative, progetti. Ciò che manca al mare, in montagna, in città.
Magari ci si potrebbe chiedere se rincari del 100% rispetto ai prezzi di città su acqua minerale e birra – non proprio prodotti deperibili – siano un incentivo allo smartworking nelle località turistiche. Ma forse non si vogliono i turisti in smartworking che obbligherebbero a lavorare anche negli altri mesi dell’anno.
Altra fonte di scontro sono i servizi. Se per sei mesi all’anno i servizi sono parametrati su una popolazione di mille abitanti, è evidente che sono insufficienti, drammaticamente insufficienti, quando in estate o in inverno gli abitanti diventano 10mila ed anche più. Alcuni sono servizi urgenti ed indispensabili. Un tubo che perde, un calorifero rotto in inverno sono problemi da risolvere con rapidità. E, perlomeno, richiederebbero un briciolo di educazione da parte di chi deve fornirli e non lo fa. L’educazione è gratis e non comporta grandi perdite di tempo.
Tra i servizi rientra anche la raccolta rifiuti. E qualche amministrazione in vena di grandi pensate ha deciso che l’utilizzo dei cassonetti deve essere riservato, tramite tessera, ai residenti ed ai turisti stanziali. Dunque i vacanzieri occasionali si ritrovano a pagare per l’utilizzo di aree attrezzate ma senza la possibilità di buttare la spazzatura nei cassonetti. Risultato? La abbandonano dove capita. I residenti insorgono: “Riportatevela a casa, anche perché il cibo lo avete acquistato in città e, dunque, non avete portato benefici all’economia del territorio”. Ovviamente affrontare un viaggio di due/tre ore in compagnia di sacchetti maleodoranti non è il massimo, ma soprattutto non è chiaro se la spazzatura può essere abbandonata nei prati qualora i panini e le bibite fossero stati acquistati in zona nonostante i prezzi assurdi. Si gettano i rifiuti accompagnati dallo scontrino?
Quanto ai vacanzieri di passaggio, non dovrebbe essere particolarmente difficile individuare la differenza tra un parcheggio ed un prato dove pascolano gli animali. Non dovrebbe essere un problema riportare in paese i rifiuti prodotti durante una passeggiata nei boschi o sui sentieri, o per il pasto consumato sulla spiaggia. Come non dovrebbe essere difficile accettare l’idea che nel paesino tanto carino e tanto isolato non ci sia quella crema solare particolare trovata, una volta sola, in un negozio al centro di Roma. Anche il buon senso, come l’educazione, è gratis.
Le polemiche riguardano anche la gestione del territorio, con i vacanzieri che si indignano per la cementificazione e gli operatori che replicano che a casa propria fanno ciò che vogliono. E poi le iniziative di contorno. Fondamentali per chi paga per andare in vacanza, superflue per chi deve pagare per organizzarle. “Guardatevi il paesaggio, pagate e non rompete le scatole”. Un genere di turismo che funzionava in passato, che può funzionare con i blocchi delle frontiere. Ma che rischia di andare incontro ad un disastro quando i vacanzieri potranno tornare a muoversi senza problemi.
Allora, a fine stagione, osservando i cartelli sempre più numerosi per affittare o vendere appartamenti, contando i rari accessi nei negozi, verrà il dubbio di aver sbagliato qualcosa. Ma subito scatterà la richiesta di un intervento pubblico di sostegno..