L’importante è essere ottimisti. Beppe Carlevaris, presidente di VisitPiemonte, illustrando le aspettative turistiche per il prossimo inverno nella regione subalpina, ha fatto sfoggio di grande ottimismo. Forse eccessivo. Perché tra tutti gli italiani che pensano di fare una vacanza nel corso della prossima stagione, ben il 47% prevede di scegliere il Piemonte. Uno su due. Un po’ esagerato, a prima vista.
Ma al di là della credibilità del dato complessivo, spicca un’altra indicazione: le destinazioni preferite sono Torino città, le Langhe, il Monferrato ed il Roero. Solo dopo arrivano le località di montagna. Ma solo l’11% del campione intende dedicarsi agli sport invernali. Un crollo rispetto al 32% dello scorso anno. Se le anticipazioni venissero confermate dalla realtà dei fatti, la montagna dovrebbe ripensare rapidamente e radicalmente la propria offerta turistica.
Invece il video per la promozione del turismo invernale in Piemonte segue gli stessi canoni di 20 anni fa, di 30 anni fa, anche di 40. Il mondo è cambiato, le esigenze sono cambiate, i manager del turismo alpino piemontese non se ne sono accorti. Belle immagini, certo. Anche utilizzando i droni. Ma siamo sempre ai filmati dello sci in pista ed in neve fresca, alle riprese dello sci di fondo. Con l’aggiunta di una slitta trainata dai cani e di un ciaspolatore solitario. Quanto all’après ski, non ci si schioda dalle immagini di una discoteca. Siamo tornati all’edonismo reganiano ed aspettiamo le folle dei paninari.
Peccato che l’età media dei frequentatori della montagna si stia alzando. Compresa quella di chi si mette ai piedi gli sci. Ma nessuno pare voler prendere in considerazione il cambiamento che comporta nuove richieste e che pretenderebbe nuove risposte.
Non una parola, ovviamente, sui folli rincari dei pass per gli impianti di risalita. Perché se si crolla dal 32 all’11% di intenzioni di praticare sport invernali (dunque per lo sci bisogna togliere ancora qualche punto percentuale) forse è anche per ragioni economiche. Non a caso il budget di spesa sarà più contenuto, in linea con il dato della vacanza in Italia in generale (meno di 500€ nel 56% dei casi). E solo il 26%, in Piemonte, spenderà tra 500€ e 1.000€.
Ma a fronte di questa situazione la risposta degli operatori è sempre la stessa: più cemento e più rincari. Portando gli impianti di risalita sempre più in alto, rovinando montagne e panorami, fingendo di non capire la nuova attenzione all’ambiente e le enormi potenzialità di un turismo alpino estivo e sostenibile.