Quanti volti ha… Babbo Natale?
Non parlo dei nomi, che sono diversi presso ogni cultura, anche se, ormai, tende a divenire comune Santa Claus, inglese, ancorché con una radice olandese…che ci volete fare? Anche Babbo Natale patisce il processo di globalizzazione…
Ma Babbo Natale, o Santa Claus se preferite, si presenta, in un molti diversi modi. Con diversi abiti e diversi volti. Sin dalle origini del…. mito.
Già, perché di un mito si tratta. Una sorta di Divinità cui rendono omaggio e culto solo i bambini. Con la complicità dei genitori… per lo meno di quelli abbastanza saggi da capire che l’immaginazione va nutrita. E che impoveriscono l’infanzia dei loro figli con la pretesa di una razionalità d’accatto. Che credono scienza e verità. Mentre è solo… povertà di spirito .
Comunque, il simpatico Vecchio, ha cambiato molti abiti . E colori. In origine, nell’Inghilterra vittoriana, l’abito era verde bosco. Cosa che lo collegava alle tradizioni sugli Elfi.
Poi, negli Stati Uniti, è diventato quello usuale. Rosso. E, certo, la Coca Cola c’ha messo del suo nel renderlo popolare nel mondo. Ma non lo hanno inventato i suoi pubblicitari, come dicono, e scrivono, tanti ebeti. Era già così nelle “Storie di New York ” di Washington Irving. Uno dei maestri del Gotico americano. Ben precedente l’invenzione di quella bevanda melassosa…
Comunque, altrove, soprattutto ad Est, il suo abito è bianco e oro. Reminescenza dei paramenti di un Vescovo Orientale. Quale era San Nicolaos, episcopo di Myra, in Licia.
Poi sono arrivati la Disney e tutto il codazzo hollywoodiano. La filmografia di Natale, ormai un appuntamento irrinunciabile. ..oltre che un notevole giro di affari.
E Santa Claus è stato narrato un tutti i modi. È diventato un padre separato che diviene il successore di Babbo Natale per una serie di fortunosi eventi (Santa Claus-e). È divenuto persino Donna, con il volto di Woopy Goldberg. Abbiamo scoperto che ha una moglie, con il fisico, all’epoca smagliante, di Angela Lansbury. Che ha un fratello molto irrequieto. Che lui stesso attraversa crisi di depressione e alcolismo (altro che latte e biscotti.. . Guardatevi “Babbo Bastardo” con Billy Bob Thornton)…
Film natalizi. E, in genere, carini. Ma che, un po’ alla volta, tendono a ridurre Santa Claus ad una dimensione meramente umana. Troppo umana. Che implica la perdita del fascino, e della poesia del mistero.
Con poche eccezioni.
“La vera storia di Santa Claus” di Jeannot Scwarcz. Pieno di poesia. E con un forte senso del magico. Soprattutto nella prima parte…
“Miracolo sulla 34° strada”, che ha conosciuto più rifacimenti…e che ha il fascino di una storia realistica, in cui irrompe qualcosa che sembra… follia. E la grigia realtà viene sovvertita. Dall’interno. Senza effetti speciali, slitte e renne volanti, caminetti che compaiono dal nulla. E, forse proprio per questo, è il film che, più di ogni altro, evoca l’atmosfera magica, sospesa, del Natale. E che fa balenare anche nella mente dei più scettici che … forse… dopotutto… Babbo Natale è…. reale. Esiste. Su un altro piano, un un’altra dimensione… eppure esiste.
E, una notte all’anno discende fra gli uomini. Portando… doni. Anche se quelli sotto l’Albero li mettiamo noi. Secondo una ritualità annoiata, della quale abbiamo dimenticato il vero senso.
I doni di Babbo Natale non si comprano nei negozi. E neppure su Amazon. Non costano denaro. Non serve la Carta di credito.
Eppure sono preziosi.
Hanno a che fare con la fantasia, la capacità di sognare. La capacità di compiere viaggi straordinari con l’immaginazione.
Che sono, poi, i soli, veri viaggi. Quelli alla ricerca di noi stessi. Come i ragazzini che prendono il “Polar Express ” nel film di Robert Zemeckis.
Un viaggio sino al Polo. Sino al Paese di Babbo Natale. Che è solo apparizione fugace, sul finale. Visto, per di più da lontano…
Ma ciò che conta, è averci creduto. Ciò che conta è sognare e fantasticare. Credere nei sogni. Credere nei miti…
L’alternativa…. è cosa troppo triste per parlarne ora. In fondo domani è San Nicola…. iniziano le Feste di Natale. Le notti magiche.