“Avanti al centro contro gli opposti estremismi”. Gli slogan democristiani degli Anni di Piombo sembrano tornare d’attualità anche se mancano gli estremisti. Il voto ha bocciato il centro, i sondaggi confermano che non piace più ma i partiti sono impegnati nella corsa ad occupare la zona grigia della politica italiana. Così, improvvisamente, l’inesistente Italia Viva si ritrova corteggiata sia da Letta – che preferirebbe Calenda – sia da Toti in qualità di emissario di Forza Italia. E sino a qui, nulla di particolarmente nuovo.
Poi, però, si aggiungono Lega e Fdi. Che non vogliono accordi con il Bugiardissimo ma che aspirano ad occupare loro stessi il misterioso Centro. Salvini lo vorrebbe fare attraverso una federazione con Forza Italia, su imitazione (guarda caso) dei repubblicani americani. Mentre l’atlantista e conservatrice Meloni preferirebbe farlo autonomamente, spostando il suo partito sempre più al centro ma continuando a chiedere voti a destra. Una destra del Paese che pare non interessare più a nessuno. Utile solo come bacino elettorale per poi, dopo il voto, essere collocata nello sgabuzzino come un parente di cui vergognarsi.
Scelte legittime, ovviamente. Come è legittimo insistere sulla scelta di una classe politica di bassissimo livello. Su candidati imbarazzanti ad ogni tornata elettorale, sia locale sia nazionale. La pochezza del parlamento non è certo una novità, ma nei giorni scorsi è emersa in maniera plateale. Perché qualcuno poteva illudersi che i personaggi in cerca di visibilità, che si prestano quotidianamente a farsi prendere in giro dagli inviati di Striscia la Notizia, rappresentassero delle eccezioni non particolarmente brillanti. Invece sono soltanto la punta dell’iceberg.
E quando Paolo Mieli ironizza sulla carenza di collaboratori fidati e di nomi presentabili sull’agendina di Salvini, scrive del segretario leghista ma pensando anche a tutti gli altri. Tutti quelli che, all’ultima tornata amministrativa, non riuscivano ad individuare un candidato decente né all’interno del proprio partito né tra gli esponenti della società civile collocati su posizioni politiche non troppo distanti.
Inevitabile, quando si punta su una classe politica non solo incompetente – si può sempre studiare e prepararsi – ma anche arrogante e presuntuosa. Incapace di creare rapporti umani con chi dimostra maggiori qualità e competenze. Incapace non solo per il timore di essere messa in ombra, ma proprio perché umanamente la distanza è eccessiva.