Tutti pazzi per Éric Zemmour, il non ancora candidato alle presidenziali francesi del prossimo anno. Tutti chi? Indubbiamente i sondaggi relativi ad una possibile candidatura del giornalista ebreo, figlio di pieds-noirs d’Algeria, sono estremamente favorevoli. Per un eventuale primo turno. Ma in Francia conta il ballottaggio e Zemmour rischia di rivitalizzare uno spento Macron. Forse anche per questo piace tanto ai media italiani, più ancora che alle destre transalpine.
Già, le destre. In Francia la situazione è persino più complicata di quella italiana. C’è Marine Le Pen, che i giornalisti di servizio italiani considerano il male assoluto, una pericolosissima estremista. Ma che, in Francia, perde consensi proprio per il suo spostamento su posizioni più moderate. E ci sono i neogollisti, molto più “neo” che gollisti, trionfatori delle ultime consultazioni amministrative e guidati da Xavier Bertrand che, in estate, sognava di conquistare facilmente l’Eliseo mentre ora i sondaggi lo danno in grandi difficoltà.
Sia Le Pen sia Bertrand hanno programmi popolari, quelli che i beceri di casa nostra definiscono populisti. Dunque attenzione ai ceti più umili, ai paysans, alla piccola borghesia massacrata dalle politiche che piacciono al grande padronato. E non a caso Zemmour ha accusato Marine Le Pen di essere una candidata di sinistra mentre lui, il giornalista di successo, è un liberista amato dai parigini e dal grande capitale. Paradossale, per i media italiani sempre poco attenti e sempre molto faziosi, è lo scontro tra Zemmour e Le Pen sui rapporti con l’Islam. Zemmour – che è stato accusato in Francia di essere razzista – accusa Le Pen di essere troppo tollerante, nel solco di tradizionali rapporti tra l’Esagono e l’Africa del Nord e con l’intera sponda sud del Mediterraneo.
Dunque i media di servizio italiani sostengono un razzista pur di attaccare Marine Le Pen sul piano dell’inesistente razzismo. Tanto per confermare il livello della disinformazione italiana.
Ma di tutta questa confusione il beneficiario potrebbe essere Macron. Sempre che, a sinistra, riesca a battere la concorrenza di Anne Hidalgo, sindaco socialista di Parigi. Perché, in caso di ballottaggio con Zemmour, non è per nulla sicuro che la destra popolare, della Francia profonda, sostenga il candidato liberista. Mentre è chiarissimo che l’elettorato islamico sosterrebbe Macron. Contro Le Pen, invece, scatterebbe il solito blocco “repubblicano” per impedire che all’Eliseo salga il male assoluto. E pazienza se, per contrastare la destra popolare, ci si deve affidare al presidente dei banchieri.
Quanto a Bertrand, non avrebbe problemi di ostracismo preconcetto. Il suo problema, però, è la mancanza di carisma o anche solo di charme. E questo potrebbe escluderlo dal ballottaggio. Ma bisogna anche ricordare che all’Eliseo è arrivato persino Hollande, uno che come mancanza di charme non era secondo a nessuno.