Quando Alberto Barbolini è stato chiamato a recensire l’ultimo libro di Hans Tuzzi “Curiosissimi fatti di cronaca criminale” (Bollati Boringhieri, pp.172, €16,00) ha scomodato niente meno che Pico della Mirandola. E dire che, in fin dei conti, stava parlando pur sempre dell’autore di un romanzo poliziesco. Tuttavia il riferimento non è del tutto fuori luogo, in quanto nelle dense pagine di questo romanzo l’autore è riuscito ad infilare davvero di tutto. Si va dalle citazioni colte a quelle più popolari, da Dante Alighieri a Carosello, da Lovecraft a Gadda, dai giochi di parole più funambolici che suscitano un partecipe divertimento nel lettore, alle citazioni sul mito che finiscono persino con il coinvolgere il fantasma di Julius Evola.
La vicenda inizia nell’abitato di Blevio, a pochi chilometri da Como, dove il professor Lettieri, già ordinario di filologia classica all’Università e senatore a vita, viene trovato morto nel suo studio. La testa è spiccata dal corpo e appoggiata poco lontano ben incastonata tra due vasi greci. Il delitto è inspiegabile, in quanto la camera è chiusa dall’interno e intorno non ci sono tracce di sangue. Siamo all’inizio del 1960. Le indagini vengono affidate ai carabinieri e alla polizia di stato che, fin dall’inizio si guardano in cagnesco. Ma vista l’importanza del personaggio, il “Ministero” (entità volutamente astratta) spedisce sul luogo Alfonso Fumi, un funzionario di propria fiducia, con l’incarico di far luce sul mistero. Un mistero che si infittisce via via, quando, in circostanze altrettanto misteriose, muoiono altri tre personaggi che, come si verrà a sapere, hanno stretti e inquietanti rapporti tra di loro. Al tutto si mescolano strane apparizioni nel cielo notturno che, fanno pensare a visite di extraterrestri. E come se non bastasse, alla storia, già di per sé intricata, si aggiungono dei bambini che parlano con gli animali, mentre uno di essi improvvisa poesie che dicono agli interlocutori occasionali cose che solo loro possono conoscere.
Nel corso delle sue indagini Fumi incontra anche un giornalista, alter ego del famoso (almeno all’epoca in cui si svolgono i fatti) Peter Kolosimo, il detective dell’occulto, autore di fortunatissimi libri che spopolarono tra gli anni Sessanta e Settanta, a partire da “Il pianeta sconosciuto” a “Non è terrestre”. La vicenda si dipana tra colpi di scena e inspiegabili accadimenti fino all’inconcludente conclusione. Sì, perché se la storia non ha un finale classico, di certo ha una sua morale che lasciamo scoprire al lettore.
Tuzzi, pseudonimo di Adriano Bon, conferma, in questo libro a metà strada tra noir e racconto fantastico, la sua abilità nel costruire storie non banali e ricche di riferimenti colti, ben coniugate con la letteratura di consumo che, in ultima analisi, ha pur sempre come scopo l’intenzione di far trascorrere qualche ora di puro divertimento al lettore stanco dei soliti plot narrativi d’oltreoceano. Già fortunato autore della serie di gialli che hanno come protagonista il commissario Melis, Tuzzi qui si spinge un po’ oltre, dando vita a una storia che saprà di certo accontentare i suoi numerosi estimatori e magari riuscirà anche a conquistarne di nuovi.