L’UE punta ad ottenere un passaporto vaccinale entro l’estate 2021 per salvare il turismo; la proposta legislativa entro questo mese. Da approfondire la questione della privacy, ancora scottante.
UE al lavoro: la proposta legislativa entro marzo
L’Europa sta, attualmente, lavorando ad un passaporto vaccinale che permetta di viaggiare in una condizione di maggiore sicurezza, condizione che il Covid-19 impone; pena le conseguenze già riscontrate dopo l’estate 2020. L’idea è quella di introdurre una sorta di passepartout digitale che permetta ai turisti di viaggiare evitando le misure a prevenzione del contagio precedentemente imposte, ovvero i tamponi e la quarantena preventiva. Questo documento non rappresenterebbe, in ogni caso, una conditio sine qua non per viaggiare ma garantirebbe, quantomeno, meno restrizioni negli spostamenti stessi.
Un passaporto vaccinale che certifichi il vaccino
La proposta del Digital Green Pass discussa lo scorso 26 febbraio non è ancora stata approvata formalmente; si attende una specifica normativa europea a riguardo entro marzo 2021. La maggioranza dei paesi partner, però, avrebbero già raggiunto un accordo vista l’idea condivisa da tutti secondo cui sarebbe necessario agire prima di compromettere ulteriormente il turismo. Il pass digitale, idealmente, servirebbe a viaggiare sia entro i confini europei che al di fuori di essi e, per rendere la fruizione dei dati vaccinali trasparente, si predisporrebbe una piattaforma digitale ad hoc per verificare le informazioni rapidamente alla frontiera.

Parecchie le perplessità
La concezione di Digital Green Pass ipotizzata dall’UE vede ancora, però, una serie di tematiche da risolvere necessariamente prima del lancio del passaporto. In generale, secondo alcune anticipazioni, l’Europa dovrebbe sviluppare questo pass digitale in un’ottica totalmente inclusiva nei confronti dei paesi coinvolti. L’obiettivo sarebbe quello di evitare che questi sviluppino iniziative autonomamente, complicando così la fruizione di tali informazioni confidenziali.
Privacy e discriminazioni
La questione della privacy rispetto a propri dati sanitari rimane una delle perplessità fondamentali della questione. Il Garante Privacy italiano ha richiamato l’attenzione dei parlamentari europei sul bilanciamento tra interesse pubblico e interesse alla riservatezza individuale, esortando anche l’UE a regolare giuridicamente tale normativa compatibilmente ai principi europei. Stando ad oggi, infatti, l’utilizzo di applicazioni e passaporti vaccinali per distinguere tra vaccinati e non vaccinati risulterebbe illegittimo. Diversi, infatti, i costituzionalisti come Celotto – docente di Diritto costituzionale alla facoltà di Giurisprudenza all’Università Roma Tre – che ad oggi hanno bocciato la proposta UE. Secondo il docente, passaporto vaccinale e turismo vanno tutelati sì, ma rispettando i dati sensibili ed evitando le discriminazioni. Tali discriminazioni potrebbero verificarsi tra paesi e tra categorie di cittadini che hanno avuto accesso alle vaccinazioni rispetto ad altri impossibilitati a farlo.
I leader europei
Già a gennaio, quando la proposta del ministro greco Kyriakos Pierrakakis cominciava ad aleggiare nel Palamento Europeo, alcuni leader non avevano nascosto le proprie perplessità relativamente a privacy e discriminazioni. Tra questi Merkel e Macron che, temendo di urtare l’opinione pubblica, avevano bocciato la proposta e continuano a nutrire riserve; Conte, invece, si era limitato ad assumere una posizione attendentista. Per quanto riguarda l’Italia oggi, al summit del 26 febbraio scorso Draghi ha voluto schierare la nazione sul fronte “favorevoli”, assieme a molti altri paesi tra cui Grecia, Spagna e Portogallo. Ursula von del Leyen ha assicurato, in ogni caso, che il Digital Green Pass rispetterà le norme a protezione dei dati, la sicurezza e la privacy, fornendo al contempo importanti dati sul Covid-19.
