“La priorità, la sfida dei prossimi anni, é umanizzare la tecnica e non macchinizzare l’uomo rendendolo amorfo, un automa routinario che cede allle macchine troppa parte della sua vita”. Se l’approfondimento storico facesse parte del bagaglio culturale delle oligarchie torinesi, qualcuno avrebbe dovuto sobbalzare ascoltando il sacrosanto passaggio dell’intervento di Agostino Ghiglia in apertura dei lavori per la celebrazione dei 25 anni del Garante per la protezione dei dati personali.
Per fortuna di Ghiglia, però, nessuno ha notato la somiglianza con il testo di un messaggio inviato a suo tempo a Giovanni Agnelli (senior). E dunque tutto è filato liscio, anche se le preoccupazioni non mancano per un futuro che sembra peggiorare ulteriormente le profetiche anticipazioni orwelliane di “1984”. D’altronde – ricorda Ghiglia – anche Goethe aveva profetizzato “un pensatore che costruirà un cervello che sappia pensare esattamente”. Già, “pensare esattamente”, proprio come impone il pensiero unico obbligatorio secondo i dettami del politicamente corretto.
E la tecnologia agevola il compito del controllo e dell’indirizzo.
“Potremmo allora affermare, da qui a qualche anno, che l’artificialità è qualcosa di meglio della naturalità e che la sua funzione- la funzione delle macchine- è quella di proteggerci dalla natura o di modificarla nel profondo, disumanizzandoci?
La risposta, che potrebbe sembrare retorica,è ben lungi dall’essere banale e scontata, nell’attuale e futura società digitale”.
Ovviamente la tutela dell’aspetto umano non significa un ritorno al luddismo, anche se la tentazione è spesso forte. Però non si può nemmeno delegare tutto alle macchine, agli algoritmi.
Anche la macchina – aggiunge Ghiglia – effettua delle scelte su dei valori ma si tratta di valori numerici, relativi a dati. “Se vogliamo che la macchina, senza mai sostituirsi all’essere umano, sia di effettivo supporto all’uomo e al bene comune, allora gli algoritmi devono includere valori etici e non solo numerici e ciò significa che l’etica ha bisogno di contaminare l’informatica”. Per arrivare ad uno sviluppo “umanamente sostenibile”.
Mica facile. Perché le radici culturali, e quindi i valori morali, cambiano da Paese a Paese. A volte nello stesso Paese. La guerra in Ucraina e le demenziali politiche sanzionatorie imposte dagli atlantisti hanno dimostrato che è l’Occidente ad essere isolato. Anche come valori improntati ad un radicalismo finto modernista.
Ora l’Unione europea ha deciso di dotarsi di un regolamento generale sull’Intelligenza artificiale, ma i tempi per realizzarlo appaiono lunghi e le idee confuse. Quando, al contrario, servirebbe agire presto e bene. Tenendo conto che ci si sta avviando rapidamente verso la convivenza di uomo e macchine, e bisogna evitare che interessi particolari pongano l’uomo al servizio delle macchine. Per questo occorrono interventi per garantire l’autonomia dell’individuo. Anche attraverso la difesa da un’invadenza eccessiva di meccanismi che tutto controllano è tutto condividono.
Ma è indispensabile che anche il singolo faccia la propria parte. “In un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere”, cita Ghiglia. Ma sono pochi, oggi, a mantenersi lucidi. Più facile lasciarsi trasportare passivamente verso “una società profilata e neo massificata”. Per raggiungere i Metaversi dove gli umani delegheranno la vita vera agli avatar, accontentandosi di sopravvivere in una routine da renitenti alla vanga sdraiati in attesa del reddito di cittadinanza.
Ma se il futuro è ancora incerto, il presente è comunque quello della Digital Age. “Viviamo già in una realtà doppia e parallela”, assicura Ghiglia. Con un controllo che non è solo quello per fini commerciali da parte delle multinazionali. Basti pensare allo Spid, ai pagamenti elettronici, al Green Pass. Il Grande Fratello statale ed il Grande Fratello commerciale. Ghiglia auspica forme di educazione digitale per consentire alle nuove generazioni di essere padrone del proprio futuro e non oggetti di consumo. Ma probabilmente è troppo tardi. Come nelle frodi alimentari o nel doping, i controlli vengono aggiornati sempre in ritardo rispetto alle nuove iniziative truffaldine. Solo che, in questo caso, a violare le regole sono gli Stati e le multinazionali che, con le “porte girevoli”, piazzano i propri uomini ai vertici degli Stati.