“Enormi livelli di sofferenza” attendono il mondo nel 2023. L’allarme è stato lanciato dal Comitato internazionale della Croce Rossa e, ovviamente, è stato bellamente ignorato da tutti gli atlantisti in servizio permanente effettivo. Soprattutto quelli italiani, impegnati a nascondere i problemi anche perché consapevoli di non saperli affrontare e tantomeno risolvere. Perché, a fianco della informazione relativa alla Croce Rossa, Agcnews ha pubblicato un’altra notizia che dovrebbe suscitare qualche preoccupazione in un governo con un briciolo di competenza: la Germania si è rassegnata al massiccio utilizzo di Gnl che sostituirà almeno il 70% del gas russo.
Ciò significa che Berlino pagherà l’energia molto più di quanto abbia pagato per favorire la crescita dell’economia tedesca. E, di conseguenza, dovrà cambiare radicalmente la propria produzione industriale e le basi stesse della economia della intera Germania. Problemi loro? Assolutamente no. Problemi di tutti, soprattutto di quei Paesi come l’Italia i cui politici – con il sostegno degli imprenditori – continuano ad insistere su una economia basata sui bassi salari e su una concorrenza (perdente) alle produzioni in arrivo dal Bangladesh, dal Sud Est asiatico e in prospettiva dall’Africa.
Le promesse elettorali di Giorgia Meloni a proposito di aiuti alle aziende labour intensive e non a quelle capital intensive erano la dimostrazione evidente della volontà di proseguire con una politica economica vecchia, superata, priva di prospettive. Sostegno ad aziende e settori maturi se non decotti. Ed indifferenza verso l’innovazione, lo sviluppo. Scelte comunque perdenti, ma che potevano reggere in una situazione di energia a basso costo che incideva solo in minima parte sui costi complessivi. Ora, però, la stupidità suicida delle sanzioni ha fatto lievitare i costi energetici spingendo fuori mercato le imprese che non investono in nuove tecnologie, in nuovi mercati, in nuovi sistemi di produzione e di gestione aziendale.
Così, mentre la Germania si prepara ad un cambiamento radicale, l’Italia cincischia, perde tempo, cerca nuovi modi per sfruttare ulteriormente i lavoratori. Non un’idea per la crescita, per lo sviluppo. In attesa che da Washington arrivino gli ordini sulle prossime manovre da realizzare per trasformare l’Italia nel Bangladesh atlantista.