Il nuovo numero del magazine online del Consiglio nazionale delle ricerche celebra i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri e le sue opere, esaminate da vari punti di vista scientifici con l’aiuto dei ricercatori dell’Ente. All’interno dell’Almanacco della Scienza è stato realizzato un intero Focus che esamina, con l’aiuto dei ricercatori del Cnr, i vari aspetti della vita e delle opere del Sommo Poeta.
Nel Focus dedicato all’ambiente Paola Salvati, dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica, e Mario Tozzi, divulgatore e ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale geoingegneria, parlano di alcune località italiane citate nella Commedia e delle trasformazioni subite dal territorio a seguito degli interventi dell’uomo rispetto ai tempi di Dante. Si fa riferimento soprattutto alle opere di disboscamento, agli interventi diretti sui fiumi, soprattutto negli impianti dei centri urbani, dove il reticolo idrografico risulta essere il più danneggiato.
Come ci spiega Paola Salvati, “si stima che attualmente in Italia ci siano circa 12mila chilometri di corsi d’acqua tombati. In occasione di piogge di alta intensità questi fiumi nascosti, non riuscendo a far defluire la piena costretta all’interno, irrompono nelle strade e nelle piazze distruggendo e, non di rado, facendo strage di vite umane”.
Sempre sul tema, “Viaggio in Italia in versi” parla dei luoghi citati da Dante nelle sue opere attraverso richiami geografici di ogni genere, dalle città ai fiumi, dai laghi alle vette di tutta la Penisola. Le descrizioni hanno interessato perfino i geologi che, come racconta Mario Tozzi, hanno ritrovato nelle opere del Sommo Poeta le prime testimonianze di frane o smottamenti: “Ricordiamo anche che la Gran Ruina citata dal poeta è il primo esempio letterario di descrizione di una frana, anzi di un crollo di massi rocciosi, e si riferisce a quella dei Lavini di Marco: la frana della Val Lagarina, nei pressi di Rovereto, caduta nell’883 con un fronte di oltre 6 km. In questo caso si tratta di due luoghi poco noti ai più, due siti dell’Italia marginale, che varrebbe la pena di conoscere”.
La visione cosmologica del poeta è invece affrontata da Chiara Casini e Alessandra Slemer dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie. “In vari passaggi della Divina Commedia Dante ci mette di fronte a nozioni astronomiche, ma tutte sono funzionali alla sua concezione poetica: esaltare la virtù divina come causa e creazione di tutto ciò che esiste. In quest’ottica, anche i cieli e i pianeti sono espressione della creazione, governati da leggi – o meglio ‘intelligenze’ – celesti”, spiega Casini.
Inoltre, come descrive Slemer, “alcuni studiosi sostengono che la sua opera abbia addirittura anticipato concetti scientifici moderni, come quello dell’ipersfera, che si ritroverebbe nel passaggio del Paradiso in cui l’universo visibile e l’empireo vengono descritti come due sfere che hanno in comune la superficie, il che equivale appunto, in geometria, al concetto di ipersfera. Ma il mondo l’avrebbe conosciuta solo seicento anni dopo”.
Tornando alla cultura, il direttore dell’Istituto opera del vocabolario italiano del Cnr di Firenze, Paolo Squillacioti, parla dell’importanza di Dante nel mondo. “Non c’è dubbio che se la lingua italiana viene studiata nelle Università straniere, lo si debba a Dante”, ricorda il direttore. “La Commedia è considerata un classico universale. Oggi è studiata in tutte le università americane ed è sempre più frequente la fruizione in lingua originale”. L’influenza del Sommo è arrivata fino all’estremo Oriente: “Impossibile dar conto di tutto, ma vale almeno ricordare l’emblematica parabola della più dinamica potenza mondiale: in Cina l’incontro con Dante risale solo al 1921, quando Qian Daosun tradusse i primi tre canti dell’Inferno, suscitando un coinvolgimento crescente, interrotto dalla Rivoluzione culturale di Mao, quando l’eco dantesca era limitata alle citazioni presenti nelle opere di Marx ed Engels. Dagli anni Ottanta l’interesse nei confronti di Dante è rifiorito e oggi esistono ormai varie traduzioni”.
Il tema è ripreso nel Faccia a faccia in una intervista con Luca Serianni, linguista e vicepresidente della Società Dante Alighieri: “In un primo momento, nel Convivio, Dante considera più nobile il latino che per lui, come per gli uomini del suo tempo, non era una lingua parlata anticamente, ma una lingua d’arte, creata per la comunicazione intellettuale. Poi, nel De vulgari eloquentia, considera più nobile il volgare, perché direttamente fondato sulla natura e quindi più vicino a Dio. Sulla base di un documento di controversa interpretazione, la lettera a Ilaro, trasmessaci da Boccaccio, c’è chi ritiene che Dante avesse inizialmente pensato di scrivere la Commedia in latino, poi ripiegando sul volgare, anche per ovviare alla scarsa considerazione in cui i signori tenevano le opere scritte in latino”.
La Commedia di Dante inoltre ha avuto un impatto come solo poche opere hanno fatto sull’orizzonte esistenziale dell’umanità, dalla religione alla giustizia, dalla politica fino alla visione della donna. “La donna angelo è portatrice di azione purificatrice, è artefice del superamento tra amore terreno e divino, è una figura salvifica, uno strumento di purificazione, non a caso Beatrice nella Commedia diviene assoluto spirito”, spiega Adriana Valente dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr.
Nel magazine dell’Ufficio Stampa Cnr – on line all’indirizzo www.almanacco.cnr.it – si parla di Dante anche nelle altre rubriche: nei Video si mostra un luogo citato nella Commedia, Fonte Avellana; nell’Altra ricerca, dove si ricordano alcuni eventi organizzati per il settecentenario; nelle Recensioni, con i volumi “A riveder le stelle” di Aldo Cazzullo e “Dante” di Alessandro Barbero.