Un gioco delle parti sempre più squallido ed insopportabile. Andato in scena a Roma tra l’ambasciatore russo – che si è sempre dimostrato non all’altezza del ruolo – e l’immancabile canea di giornalisti allineati agli ordini del pensiero unico obbligatorio, ovviamente quello americano. L’ambasciatore che continua ad evitare di parlare italiano, e non solo in questa occasione. Così come buona parte dei suoi addetti. Ostentando una fastidiosa indifferenza nei confronti del Paese in cui è stato inviato. E con una abissale differenza rispetto alla maggior parte delle altre principali ambasciate.
Ora il diplomatico ha deciso di presentare un esposto contro il quotidiano degli Elkann, La Stampa. Il giornale noto ai sempre più rari lettori come “la Busiarda”, ossia la Bugiarda. A Mosca devono essersi stancati delle menzogne, dei travisamenti, della disinformazione nei confronti della Russia e dei russi. Certo non una novità. Basti pensare ai fondamentali reportage pubblicati in passato su Putin, considerato mentalmente instabile perché pretendeva di dormire, negli hotel, in letti con lenzuola pulite. Chiaro sintomo di malattia mentale, secondo la giornalista che, probabilmente, veniva accolta da colleghi con la molletta sul naso.
Eppure era proprio lo stesso quotidiano che, lo scorso autunno, era stato scelto per presentare le iniziative di collaborazione tra Italia e Russia legate alla filiale russa di Banca Intesa. Non era neppure la prima volta. E l’ambasciatore non aveva trovato nulla da ridire.
Quanto alla disinformazione messa in atto dai giornalisti di regime italiani, ha ormai raggiunto livelli di pura ossessione. Con la caccia ai russi ed a chi osa raccontare una verità diversa da quella del regime. Basti pensare ai vergognosi attacchi contro Cardini ed ora contro Orsini. Attacchi portati, per di più, da personaggi di infimo livello. La parola d’ordine è “la guerra in Ucraina è la prima in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale”? Ed i media di regime cancellano la guerra nei Balcani, cancellano i bombardamenti anche italiani contro Belgrado, cancellano i bambini serbi assassinati grazie a D’Alema ed a chi l’ha sostenuto.
La parola d’ordine è “armi chimiche”? Ed allora si cancellano le centinaia di migliaia di morti provocati da Usa e Gran Bretagna nella guerra contro l’Irak giustificata da armi chimiche inesistenti. Si racconta di bombe al fosforo che, forse, sarebbero state utilizzate dai russi e si cancellano quelle americane contro Falluja e quelle israeliane contro Gaza.
La parola d’ordine è “libertà di stampa”? Dunque bisogna indignarsi perché l’ambasciatore russo pretende la verità dai giornali italiani e bisogna dimenticare che il democratico governo italiano ha censurato il sito russo Sputnik. Ovviamente i giornalisti italiani sono in ottima compagnia dei politici atlantisti e neo atlantisti. Tutti pronti a ribadire il loro impegno per la libertà di pensiero e di informazione, tutti muti di fronte al vergognoso trattamento riservato ad Assange. Ma non bisogna disturbare il padrone americano. Neppure per pretendere la riconsegna di Chico Forti. È vero, era stata promessa. Ma se il padrone ha cambiato idea, chi siamo noi per infastidirlo? Dobbiamo solo comperare il suo gas a prezzo maggiorato, rovinando l’economia italiana. Ma altri diritti non sono contemplati.