“A proff.. dica la verità che je so mancato…” è un Boro di tutto rispetto. Non c’è che dire. Al culmine del suo, personalissimo, percorso. Esordire così all’esame non è proprio da tutti…
Ehhh… Guarda, non ho dormito la notte per la tua assenza..
Ride. Allegro. Dopo altri e altre che sono entrati pallidi e tremebondi, coperti dalle mascherina, preoccupati di igienezzarsi le mani con quel gel viscido…. lui è davvero una boccata d’ossigeno.
Certo, anche lui la mascherina la porta. Non l’avrebbero fatto entrare altrimenti. Ma lo fa in modo sfrontato. Sotto il naso. E poi, appena seduto, la abbassa sotto il mento…e mi strizza l’occhio. Perché anch’io la porto così…
In realtà ha iniziato con matematica e fisica. Secondo le nuove disposizioni, appena mutate dal Ministero. Il tentativo, ennesimo, di giustificare, con un cumulo di ordinanze e disposizioni, l’ormai palese fallimento della scuola pubblica. Ma la burocrazia è la versione moderna delle Stalle d’Augia, la grande cloaca che nessuno riesce a bonificare…
Comunque, il Boro nella prima parte dell’esame se l’è cavata. Meglio di tanti altri. Straffotente, ha rischiato di irritare la collega, che, come tutte le professoresse di matematica, non è proprio un’incarnazione della pazienza. Però, alla fine, ha risposto a tono. Ha dato quasi l’impressione di aver studiato. Quasi…E, poi, sussurra la collega, la testa per la matematica ce l’avrebbe. E anche buona…
Ora però tocca ad italiano. E, possibilmente, latino. Entrambe lingue straniere, per lui…
Che mi vuoi dire?
“Beh, a me me piace quella poesia là… quella breve di Ungaretti…”
Mica il M’illumino d’immenso, vero? dico ridendo…
“A’ proffe, me giudica male. Mica so’ così sfaticato… No, no, intendevo quell’altra. Quella che parla de’ soldati…”
Certo, cinque parole in più. Ti sei impegnato…
Comunque, avanti. Commenta.
“Beh, questo, l’Ungaretti dico, stava in guera… e la vita là era na m… sì insomma, era brutta forte. Anche perché je sparavano addosso e poteva morì ammazzato da un momento all’altro… così na bella mattina, che se ritrova ancora vivo, e manco je sembra vero, je viene un’idea. Anzi, non proprio n’idea. Più che altro, che so, un’immagine…. ” l’uscita mi incuriosisce…
Un’immagine? Che vuoi dire?
“Sì, cioè, lui è là no? E hanno fatto l’inferno co’ cannoni, obici, mitragliatrice. E magari anche coi gas, che gli Austriaci erano carogne forte…” mi trattengo dal dirgli che i gas non li avevano inventati gli austriaci. E che, per altro, li avevamo usati anche noi…
“Insomma è vivo, e quasi nun ce crede. Ma sa che può durare poco. Basta un attimo e… Zac! Morto e sepolto. Se fa per dire.
E allora te chiede: ma che è vita questa? E je viene in mente delle foglie. Sugli alberi ad autunno. Ancora lì, ma per poco. Che basta un poco di vento e… via è finita”.
Beh, dai, se l’è cavata. Sto già per dirgli di passare ad altro, quando…
“Però, a me prof., m’ha fatto pensa’ na cosa. Se posso…”
Certo, continua.
“Ecco, che mica solo in guera va così. E che, forse, Ungaretti vuol dire altro. Insomma, che la vita è sempre questa. Foje su un ramo in autunno. Perché tu te alzi la mattina e te bevi il caffè. Ma non pensi che nessuno te può garantì che alla sera c’arrivi vivo… E allora…” ha l’aria concentrata. Come non l’ho mai visto. Gli faccio segno di continuare.
“E allora, vede prof., m’è venuto che noi si ha tanta paura di certe cose, delle bombe, o, che so, de sta storia der Covid, e ce se preoccupa tanto, mascherine, vaccini ed altro… Ma poi, per quanto se faccia, anche se ce andiamo a nascondere sotto al letto, prima o poi… se more. Co’ toca, toca..” sorride. Un attimo di silenzio. Poi
“E alora, m’è sembrato de’ capì quell’altro, quer latino con cui c’ ha sbomballato per du anni. Orazio, che m’è sempre sembrato un nome da cartoni animati. Comunque lui ha detto, se ricordo giusto, che se deve campa’ alla giornata. E goderse ogni minuto. Carpe non so cosa, ma insomma, il concetto questo è… Vivere senza paura che non ha senso. Perché foje semo. In autunno sul ramo… ” si è fatto silenzio.
Poi, l’esame finisce.
Il Boro se ne va tutto allegro.
” A prof. na sera s’annamo a fa un per de bire… ” sorrido.
Perché no?
Esce.
Facciamo il voto? Dice la Presidente.
Per me 40. Il massimo.
Mi guardano tutte esterrefatte.