Per chi non lo ricordasse Adriano Aragozzini è stato uno dei maggiori produttori discografici e organizzatore di eventi musicali a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso.
È stato il manager di artisti del calibro di Gino Paoli, Luigi Tenco, Domenico Modugno, Claudio Baglioni, Riccardo Cocciante e Patty Pravo. A partire dagli anni settanta ha organizzato spettacoli di artisti internazionali: da Tina Turner a Sammy Davis Jr., da Ray Charles a Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan. Dal 1989 al 1991 è stato il patron del Festival di Sanremo, che sotto la sua direzione ha ottenuto ascolti superiori al 70% di share, record mai più eguagliato.
Vale la pena pertanto di avventurarsi nella spassosa lettura del suo libro “Questa sera canto io. Splendori, miserie, passioni, tradimenti, segreti e trasgressioni in 50 anni di canzone italiana”, uscito presso La Nave di Teseo tre anni fa, e ancora disponibile per la modica cifra di 18€.
Il libro, che segue il suo precedente “Enciclopedia del Festival di Sanremo” che uscì nel 2013 con la prefazione di Renzo Arbore, è una autobiografia che l’autore decise di far uscire per festeggiare il suo ottantesimo compleanno.
Vi si possono incontrare gustosissimi aneddoti che riguardano un numero imprecisato di star del firmamento musicale nostrano: storie di musica, gossip, e chi più ne ha più ne metta.
Il linguaggio è scanzonato (ci si perdoni il gioco di parole…) e particolarmente godibile. D’altra parte Aragozzini ha sempre avuto la stoffa del giornalista, fin da quando, non ancora ventenne, decise di dedicarsi alla professione come freelance, scrivendo di musica su settimanali diffusissimi quali Oggi e Sorrisi e Canzoni TV.
Ma ciò che balza agli occhi fin dalle prime pagine, sono le dichiarazioni dell’autore in merito alla sua collocazione politica.
“Ero un giovane di destra e, in quegli anni (’50-’60, n.d.r.), tutti quelli come me erano considerati fascisti. Lo dico perché, quando ho cominciato la mia carriera di manager e di impresario, mi sono dovuto confrontare con molti artisti che si dichiaravano comunisti”. Infatti i primi due di cui divenne promoter furono Gino Paoli (definito semplicemente “comunista” e che partecipò una sola volta al Festival di Sanremo nell’1989 quando era deputato del PCI, proprio su richiesta di Aragozzini) e Luigi Tenco (definito “comunistissimo”). “Facevo parte – continua l’autore – delle associazioni giovanili dell’MSI. Ero con Giorgio Almirante. Per noi Arturo Michelini era troppo… democratico”. Poco dopo si legge che egli non ha mai rinnegato le sue idee, malgrado abbia dovuto aver a che fare, per lavoro, con un mondo che di destra non era, salvo rarissime eccezioni.
Vale pertanto la pena di inoltrarsi in questo libro fresco, scoppiettante, piacevole e divertente. L’esatto opposto dei tempi che ci apprestiamo a vivere.