“Dunque, c’è un giudice a Berlino”. Frase che ha avuto molte, diverse, declinazioni. E molte attribuzioni di paternità. Più o meno improprie. Tra gli altri, anche a Berthold Brecht. Nella cui opera, però, non la si trova. Come non mi risulta la si possa riscontrare in qualche autore tedesco.
Mentre, per paradosso, la si trova in un libro italiano.
“Storia del regno di Federico II” di Emilio Broglio. Che fu, tra le altre cose, Ministro dell’istruzione per il breve lasso di vita del primo governo Menabrea, nel crepuscolo della Destra Storica. Non un ministero memorabile. Anche perché il Broglio, cavouriano di ferro, che aveva, da giovane, partecipato alle 5 Giornate della sua Milano, era più che altro un giurista ed un economista. Esperto di diritto tributario. Come, per altro, molti seguaci del Conte Camillo Benso, che veniva, pure lui, da una formazione economica. Il che, per inciso, spiega alcune cose sulla costruzione della nostra Unità nazionale, al di là della poesia garibaldina…
Comunque, in questo suo libro, se non erro scritto dopo il ritiro dalla vita pubblica, troviamo questo aneddoto. Un mugnaio tedesco che subisce un sopruso dalle autorità locali. E fa ricorso al re. A Berlino. E Federico il Grande gli dà ragione. E interviene contro i prepotenti.
Dunque… c’è un giudice a Berlino.
Ovvia, banale, la domanda che ne consegue… Ma c’è un giudice a Roma?
Un giudice che si accorga dei soprusi, delle violenze psicologiche e non solo cui i cittadini sono soggetti da oltre un anno…
Che sanzioni le lesioni della Costituzione, coprifuoco immotivato, limitazione della libertà di movimento, negazione dei diritti, fondamentali, al lavoro e allo studio.
Un giudice che indaghi su illeciti traffici dietro il, comodo, paravento, della pandemia. Su contratti miliardari concessi, ante allarme, a produttori di auto trasformatisi miracolosamente in fabbricanti di mascherine di carta velina.
Su spese demenziali, banchi a rotelle, monopattini…
Sul fatto che la malavita organizzata sta, di fatto, acquisendo il controllo dell’intero settore alberghiero e della ristorazione, complice una politica “sanitaria” che ha portato al fallimento migliaia di imprenditori.
Un giudice che vada a guardare cosa sta avvenendo con la speculazione finanziaria, che porta alla fine della piccola e media impresa, a favore dei grandi gruppi multinazionali.
Un giudice che si ponga, almeno, qualche domanda sui legami fra politici e aziende farmaceutiche. Produttrici di miracolosi vaccini non testati.
Un giudice che si chieda perché in Italia, e solo in Italia, da oltre un anno non si può votare, con la complicità di quasi tutte le forze politiche..
Un giudice che indaghi sui morti registrati sempre e comunque come decessi per Covid, sul divieto di autopsie, sulle cremazioni fatte nottetempo in fretta e furia…
Un giudice che ponga qualche domanda sul perché i protocolli sanitari del Ministero continuino a vietare ogni terapia ai malati, per favorire solo ed esclusivamente la campagna vaccinale.
Che si interroghi sulla manipolazioni mediatica, sulla falsificazione ossessiva dell’informazione…
Insomma…
C’è un giudice a Roma?
Guardo il calendario. Una memoria di molti, troppi anni fa.
C’era un giudice a Palermo. Anzi, erano due.
Li hanno ammazzati
Dicono che sia stata la Mafia…