Stranamente l’Egitto non considerava Zaki come una priorità. Ed al Cairo hanno continuato a lavorare anche mentre la sinistra italiana protestava per l’attesa del processo e poi, successivamente, mentre la destra italiana metteva un volo di stato a disposizione di chi non si era neppure degnato di imparare l’italiano. Così, mentre procedevano le trattative con la Francia per acquistare tecnologie militari navali, l’Egitto studiava accordi anche con un italiano, il genovese Marco Arcelli.
Peccato che si tratti dell’ennesimo cervello in fuga. E non per uno scambio con Zaki. Perché Arcelli è al vertice della saudita Acwa Power che sta discutendo con l’Egitto per la desalinizzazione dell’acqua di mare. Ma il gruppo saudita opera già nel Paese nordafricano nei settori dell’energia solare ed eolica. E sta puntando anche sull’idrogeno.
Dunque per i sauditi ci sono opportunità di grandi affari mentre l’Egitto potrebbe ridurre la dipendenza dal Nilo, riducendo così anche le tensioni con l’Etiopia per la diga etiope che frenerà il flusso di acqua del grande fiume.
Ma sarà anche un’occasione per rendere più stretti i rapporti tra Il Cairo e Riad. Tra l’altro entrambi i Paesi intendono entrare a far parte dei Brics in veste allargata. Così come l’Algeria che, nei giorni scorsi, ha ottenuto il placet sia della Cina sia della Russia.
Una risposta alla minioffensiva mediterranea di lady Garbatella con il via libera di Biden. Una minioffensiva che avrebbe più chances se i cervelli italiani non fossero spinti verso l’estero dalla demenziale politica salariale – pubblica e privata – della Penisola. Ma forse la geniale Concita Borrelli ritiene che l’amministratore di Acwa Power avrebbe dovuto accontentarsi di 6 euro all’ora: in fondo gioca tutto il tempo con l’acqua, come i bagnini..