Sono sempre affascinanti le storie di resilienza, ma lo sono ancora di più se chi le racconta riesce a farlo trasmettendoci, nel dramma vissuto, positività e umorismo.
Armando Borrelli, autore di “Un’arancia nella testa” è nato a Napoli ma è torinese di adozione, collabora come grafico e consulente comunicazione e marketing per diverse agenzie e case editrici.
Proprio per questo il libro ha un testo che alterna pensieri e disegni incentrati sulla vita di chi scopre di avere un tumore, la stessa vita che Armando affronta con T(umorismo), come lui stesso ama definire, nel momento in cui apprende di avere un tumore grande otto centimetri che i medici continuavano a paragonare a un’arancia. I medici gli danno tre settimane di vita ma decidono di operarlo ugualmente.
Le conseguenze dovute all’intervento non fermano Armando che, nonostante le difficoltà a utilizzare i programmi di disegno per computer, ritorna a fare schizzi su carta, creando un gruppo di malati di tumore che produce e vende colori di origine vegetale realizzati con frutta e verdura di scarto.
Grazie a questa iniziativa, Armando Borelli, sta portando nelle scuole il concetto creativo delle immagini, insegnando ai bambini da che frutti nascono i colori.
Ma la forza creativa di Armando non si ferma qui, dopo avere allontanato il computer ed essersi riavvicinato al disegno e ai colori naturali, dà vita a Agricolori il suo progetto sociale e imprenditoriale, che racchiude in sè il grande sogno di trasformarsi in un’impresa sociale per potere permettere il reinserimento a lavoro delle persone affette da tumori. Armando ha infatti vissuto sulla propria pelle la difficoltà di liberi professionisti, che in seguito alla malattia, hanno problemi a riprendere un percorso autonomo.
Il problema si pone soprattutto, dopo un tumore al cervello, per i lavori creativi come il suo, che hanno bisogno di canali nuovi con i quali reinventarsi, come ama sottolineare l’autore è importante un percorso di inserimento lavorativo per riportare alla normalità e all’indipendenza chi ha affrontato la malattia.
Spesso le difficoltà maggiori, per chi si ammala di un tumore, arrivano dopo la malattia, perché non si hanno più le capacità fisiche per lavorare. Il libro non è solo una raccolta di vignette, che tratteggiano in maniera ironica, il percorso che deve attraversare un paziente affetto da tumore, ma vuole essere un vademecum per aiutare con un sorriso, chi si trova ad assistere un malato oncologico. Non si ride ovviamente della malattia, Armando ha perso la vista sul lato destro dopo l’intervento, ma è un modo per sfidare tutti i risvolti di sofferenza che la malattia comporta.
Tante sono le vignette che in chiave umoristica raccontano la vita in ospedale:”Molti dicono che il tumore è per sempre. In realtà può sparire come il posto fisso”, “La caposala sceglie i pazienti che russano per metterli in camera con quelli che non russano” oppure in seguito all’intervento chirurgico “La prof di matematica diceva che il tuo cervello non era portato per le operazioni. Si sbagliava”.
Il messaggio di Armando Borrelli appare chiaro, oltre ai medicinali e alla sapienti cure dei medici, c’è un’arma speciale per combattere i tumori ed è il buonumore.