È il 1936. O, meglio ancora, l’estate del 1936. In Spagna è appena scoppiata la rivolta che, dopo una lunga guerra civile porterà al potere Francisco Franco e a Berlino fervono i preparativi della XI Olimpiade dell’era moderna. Ma a Massaua delle notizie relative a questi fatti non arrivano che echi lontani.
La Guerra in Etiopia è finita da poco e i coloni italiani devono fare i conti con un territorio ostile ma affascinante e con il caldo opprimente dell’estate africana.
Ma per il maggiore dei Reali Carabinieri Aldo Morosini le cose vanno anche peggio: ha contratto la malaria ed è costretto ad un lungo ricovero in ospedale.
Comincia così il nuovo romanzo poliziesco di Giorgio Ballario “Le Nebbie di Massaua” (Edizioni del Capricorno, 16€), quarto capitolo delle vicende del maggiore Morosini nell’Africa Orientale Italiana.
Della vicenda narrata non è nostra intenzione rivelarvi nulla, per non fare un torto all’autore ma soprattutto ai lettori.
Tuttavia vale la pena di esprimere alcune considerazioni su questo – diciamolo subito – ottimo romanzo.
Le nebbie di cui si parla nel titolo non sono, ovviamente, un fenomeno atmosferico. Sono le nebbie interiori di un uomo chiamato a compiere il suo dovere di soldato e di investigatore lontano migliaia di chilometri da casa. Sono le nebbie dei turbamenti, dei rimpianti, della nostalgia, dei sogni – qualche volta infranti – che agitano questo personaggio che ormai i lettori di Ballario hanno imparato a conoscere e ad amare.
Ma sono anche le nebbie della malattia che costringono il protagonista a un’immobilità forzata senza però impedirgli di seguire un’indagine legata ad un presunto suicidio.
Non si pensi però che la storia finisca qui. Al contrario il romanzo di Ballario si muove su diversi piani, intrecciando abilmente storie diverse che coinvolgono sia personaggi di fantasia che vissuti realmente.
Come al solito l’ambientazione è ricca di particolari e lascia trasparire una conoscenza dell’epoca e del territorio fuori dal comune.
Allo stesso tempo “Le Nebbie di Massaua” ci sembra il testo più maturo dei quattro che compongono la serie.
Si potrebbe dire che Ballario è cresciuto con Morosini, i due sono maturati insieme e il tempo non è passato invano.
La vicenda narrata si muove su piani diversi senza mai perdere il filo del racconto. Qua e là si sentono gli echi di Simenon e di Salgari: ma non sembri un ossimoro.
Non siamo né a Parigi né in Malesia, ma mistero ed avventura si mescolano bene in queste pagine.
Mistero ed avventura cui si uniscono i turbamenti del protagonista, per affrontare i quali egli non può che affidarsi a se stesso, alla devozione del maresciallo Barbagallo e dello schum-bashi Tesfaghì, nonché al fido compagno di una vita: il filosofo latino Lucio Anneo Seneca.
Non vogliamo aggiungere altro, se non il caloroso consiglio di tuffarvi in queste pagine senza esitazioni.