Davide Longo è nato a Carmagnola (anche se lui non ci tiene a farlo sapere) e insegna presso la Scuola Holden di Torino. Il suo ultimo libro è il terzo pubblicato da una casa editrice importante come Feltrinelli.
Si tratta, insomma, di un autore che si avvia a diventare di successo, anche se è tutt’altro che un principiante. Un successo che meriterebbe. Infatti questo suo ultimo romanzo si discosta dai lavori precedenti per avviarsi sui sentieri più rassicuranti del genere noir.
Più rassicuranti almeno per il genere, perché la storia raccontata non è per nulla banale.
È vero: il titolo “Così giocano le bestie giovani” è un po’ improbabile, almeno quanto il nome del protagonista, il commissario Arcadipane. Ma almeno il periodare si discosta in modo sostanziale dallo stile “sincopato” dei lavori precedenti, rendendo l’impegno del lettore meno arduo rispetto al passato.
Anche la storia è intrigante. In una fossa comune, nei pressi di Chivasso (quasi tutta la storia si svolge a Torino e dintorni) vengono trovati i resti di diversi cadaveri. Dopo i primi accertamenti condotti da Arcadipane, le indagini vengono frettolosamente affidate a una squadra milanese che liquida il caso come una faccenda risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Ma un paio di dettagli convincono il protagonista che gli scheletri risalgano agli anni di piombo, e siano legati all’incendio di una sede del MSI, avvenuta nel 1972, nella quale trovò la morte un esponente missino. A questo punto Arcadipane contatta il commissario Bramard (già protagonista di un precedente romanzo di Longo) che aveva seguìto il caso all’epoca, e svolge un’indagine parallela. Un’indagine dalla quale emergono retroscena inquietanti relativi al periodo degli Opposti estremismi, nel corso del quale molti giovani decisero di passare dall’attività politica tradizionale alla lotta armata. Un fenomeno che i protagonisti sospettano fosse eterodiretto.
Se si esclude una certa qual condiscendenza nei confronti dell’area di sinistra che poi confluì nelle bande terroristiche, la storia è ben raccontata e avvincente.
Non arriverei a dire, come ha fatto Sergio Pent su Tuttolibri, che il racconto è “schietto, credibile, sincero come i suoi sdruciti protagonisti”. Infatti si percepisce, per tutto il racconto, un che di “costruito”, quasi un esercizio di stile. Il che certo è dovuto all’attività di insegnante dell’autore.
Ma il libro vale comunque la pena di essere letto perché piacevole, mai banale e pure coinvolgente.
Davide Longo
“Così giocano le bestie giovani”
Feltrinelli
pp. 327. € 18