La sera del 17 giugno 2020 si è disputata la finale di coppa Italia tra Napoli e Juventus.
Tralasciando i commenti su una partita senza arte né parte conclusa subito e frettolosamente ai rigori per non minare la stanchezza fisica dei giocatori che, seppur i loro colleghi della premier league giochino da anni a ritmi ben più serrati, non sarebbero stati efficienti nelle successive partite di campionato, il commento che resta da fare è sull’iconico (e anche un po’ laconico in certe strofe dell’interpretazione) inno di Mameli che è tanto caro agli italiani, specialmente durante gli eventi sportivi.
La scelta dell’artista per l’inno è caduta sul cantante Sergio Sylvestre che dopo una dimenticanza del testo, forse per emozione (o forse no?), non ha mancato di esibire un pugno chiuso sul finale che lascia un po’ di amaro nella bocca di chi l’ha cantato e negli occhi di chi ha guardato. In un momento storico come quello in cui viviamo anche una cosa iconica come un inno, a quanto pare, può facilmente diventare iconoclasta, stravolgendone il significato forse anche per poca cultura e documentazione in merito.
L’inno di Mameli fu composto dal celebre poeta e patriota in un contesto che preannunciava i moti del 1848 (poi scelto dopo la seconda guerra mondiale come inno provvisorio), il cui scopo era quello di abbattere i governi della restaurazione sostituendoli con dei governi liberali. Nell’immaginario storico comune il pugno chiuso ha un significato ben preciso che, diciamolo chiaramente, ha ben poco a che fare con il liberalismo.
Ad un testo pieno di significati patriottici e unitari, è stato affiancato con convinzione un gesto che è l’emblema di una dittatura sanguinosa tanto quanto le altre e che ad oggi, viene acclamata come ideologia pacifica e popolare.
Si parla sempre della storia (probabilmente senza avere molta contezza della realtà che essa porta con sè) e del fatto che non si debbano ripetere gli stessi errori del passato, facendo attenzione alle azioni che commettiamo nel presente.
Dopo questa finale di coppa Italia non resta che sperare in un insegnamento che dovrebbe essere alla base di ogni cosa.
È necessario informarsi preventivamente sul significato delle cose per evitare brutte figure.