Molto tempo fa, quando a scuola si studiava persino, un maestro si sarebbe inventato un problema per le elementari. E Cochi e Renato ne avrebbero ricavato uno sketch. “Se un lavoratore italiano su 4 guadagna meno del tetto massimo del reddito di cittadinanza, spieghi l’alunno come può sopravvivere con un’inflazione superiore all’8% e come possono reggere i conti dell’Inps”. Qualche perplessità è sorta anche in Pasquale Tridico, presidente dell’ente previdenziale. Che, da buon politicamente corretto, ha individuato la soluzione: regolarizzare nuovi schiavi in arrivo con i barconi.
Dunque non un adeguamento delle retribuzioni al costo della vita, ma solo nuovi schiavi da sottopagare in modo ufficiale. Con una prospettiva di arrivare alla pensione con un assegno mensile di poco superiore ai 500 euro. Tra l’altro tutte le anime belle che vogliono nuove invasioni, sostengono che le nuove braccia servono per la sopravvivenza del sistema industriale italiano, alle prese con un invecchiamento e conseguente pensionamento degli addetti. Peccato che poi lo stesso Tridico ammetta che i nuovi schiavi sono impegnati soprattutto nei servizi alla persona.
Ma al di là dei settori di lavoro, si ritorna sempre al problema iniziale per gli scolari delle elementari: il governo di Sua Mediocrità Mario Draghi e tutte le associazioni di oligarchi come pensano di far sopravvivere un Paese con un quarto dei lavoratori ridotti alla fame? E non è che gli altri tre quarti navighino nell’oro. Come può una massa di sfruttati far fronte alle conseguenze delle sanzioni di Biden adottate dal maggiordomo italiano?
Servirebbero risposte concrete, voce per voce delle spese reali che una famiglia deve affrontare: affitto o mutuo, alimentazione, bollette per luce e gas (e pure per l’acqua), telefono, abbigliamento, spese di ogni tipo per eventuali figli (o i poveri non hanno diritto ad avere una famiglia, con effetti sulla denatalità italiana?), sanità quando non si possono attendere mesi e mesi per una visita specialistica. E poi ancora i trasporti, e tutti gli imprevisti che non mancano mai.
In compenso mancano sempre le risposte. D’altronde cosa ne sanno di povertà e disperazione quei politici che, ogni mese, incassano 15 mila euro? Loro sono rimasti fermi all’antico: “Se vuoi guadagnare vai a lavorare”. E non si sono accorti che ora un quarto della popolazione lavoratrice non guadagna a sufficienza per sopravvivere. Ma è molto più estesa la fascia di coloro che, pur sopravvivendo, non possono concedersi una vita normale.
Però, di fronte ad una situazione così drammatica, parte del parlamento è convinta che le urgenze siano rappresentate dalla libertà di fumarsi uno spinello o dalla concessione della cittadinanza italiana a giovani figli di immigrati. Fingendo di non capire che il problema non sono i ragazzi, bensì i loro non sempre irreprensibili genitori. E, soprattutto, la precisa volontà di questo stato di non far rispettare le leggi. Lo si è visto in questi giorni: alcune centinaia di clandestini sbarcati in Sicilia hanno ricevuto l’ordine di espulsione e si sono subito messi in viaggio. Per tornare a casa loro? Ovviamente no! In viaggio per superare lo Stretto e disperdersi in tutta Italia. Dove potranno fare concorrenza al ribasso a chi lavora per 600 euro al mese.