L’inutile polemica sulla sedia mancante nell’incontro di Erdogan con i due rappresentanti dell’Europa ha avuto, perlomeno, un pregio: ha fatto emergere la totale irrilevanza non solo di Michel e von der Leyen, ma dell’intera politica europea. Il problema non è legato solo alla massa di burocrati ottusi che misurano la curvatura delle banane, le dimensioni delle vongole e che consentono di produrre cioccolato senza cacao, vino senza uva e succhi di frutta senza frutta.
Cialtronate di piccoli cialtroni.

Il problema vero è l’inutilità dell’Unione europea proprio nel momento in cui sarebbe più necessaria, indispensabile. E la colpa, allora, non è dei burocrati, ma di chi li sceglie e soprattutto di chi non fa nulla per ricostruire una Unione Europea su basi completamente nuove.
Mica facile, certo. Perché non esistono forze transnazionali omogenee, in grado di guardare avanti e di promuovere un Rinascimento europeo. Basti pensare all’iniziativa di Salvini con il presidente ungherese ed il premier polacco. In vista di un’auspicata, ma improbabile, alleanza con i conservatori europei che in Italia hanno come punto di riferimento Giorgia Meloni. Marco Tarchi, su Domani, spiega correttamente che sia Salvini sia Orbàn e Morawiecki hanno ottimi motivi per stare insieme. Peccato che siano motivi differenti.

Ed anche i conservatori europei avrebbero da guadagnare con un’intesa che permetterebbe di costituire il secondo gruppo al parlamento europeo.
Già, ma con quali prospettive? Tarchi sbaglia quando sostiene che Salvini ed i polacchi ed ungheresi hanno idee differenti sull’invasione dei migranti. Perché Polonia e Ungheria non vogliono la ridistribuzione, ma le destre italiane non vogliono l’invasione. Dunque la linea è la medesima. Ma per il resto il politologo ha ragione. Il federalismo e il riconoscimento delle piccole patrie e delle diverse etnie non si concilia con il centralismo degli spagnoli di Vox. La visione imperiale dell’Europa non si concilia con le piccinerie di chi è convinto che il mondo finisca oltre il grande raccordo anulare di Roma.

“Sarebbe necessario – scrive Tarchi – un progetto di ridefinizione complessiva del profilo identitario e operativo (interno e internazionale) dell’Unione europea di cui, nell’azione delle formazioni che sarebbero adesso chiamate a cooperare, non si è sinora vista alcuna traccia”. Manca la capacità di individuazione e coinvolgimento delle élites, probabilmente per la consapevolezza di non essere in grado di confrontarsi con chi ha competenza, qualità, esperienza.
Così si finisce per lasciare campo libero a mezze figure come Michel, a personaggi di modesta caratura come la dolce Ursula von der Leyen. Ai burocrati ottusi espressione di una sinistra europea nemica di ogni idea di Europa che non rinneghi se stessa. Si lascia il campo a chi distrugge la cultura e la storia del Vecchio Continente. A chi ha paura del Rinascimento europeo perché preferisce il ruolo di servo di Biden o di chiunque altro si sieda alla Casa Bianca.