Non è la prima volta che il numero dei parlamentari viene ridotto. Già in epoca romana aveva provveduto Cesare Augusto a ridimensionare il numero dei senatori che, nel corso degli anni, erano aumentati ben oltre il limite indicato originariamente.
E non solo Augusto tagliò il numero ma ridusse anche drasticamente il loro ruolo politico per accrescere, al contrario, il ruolo di funzionari pubblici a cui affidare il funzionamento dell’Impero.
Per liberarli dal fastidio contingente di dover sprecar tempo alla ricerca delle fonti di sostentamento, Augusto fissò un limite molto elevato di reddito al di sotto del quale non potevano essere nominati i senatori. Ma, dal momento che Roma aveva bisogno di funzionari preparati ai quali affidare i compiti più impegnativi, lo stesso imperatore si premurò di fornire la rendita necessaria a quei personaggi di grande capacità che non raggiungevano il reddito previsto per figurare tra i senatori.
I tagli attuali dei parlamentari non sembrano andare nella medesima direzione. Le capacità, le competenze sono un optional, quando non rappresentano un fastidio. In compenso, riducendo il numero degli eletti, si andrà verso un aumento dei costi per la campagna elettorale e per essere eletti. Dunque i posti alla Camera ed al Senato saranno riservati non ai migliori ma a chi ha la possibilità di spendere cifre sempre più elevate. E qualcuno potrebbe avere la tentazione di recuperare, in qualsiasi modo, la cifra spesa. Un investimento che deve rendere, ad ogni costo.
Ma i sostenitori dei tagli hanno dimenticato anche un altro aspetto. D’ora in poi ci sarà un senatore ogni 300mila abitanti. Qualcosa in più dei 300mila, in realtà. E va poco meglio per i deputati. In teoria, dunque, una regione come la Valle d’Aosta (130mila abitanti) non avrebbe diritto ad essere rappresentata né alla Camera nè, tantomeno, al Senato. Ma se per la Vallée si prevedono eccezioni, non sono previste per tutte le altre aree montane del Paese, Alpi o Appennini che siano.
Per arrivare ad oltre 300mila abitanti, infatti, si dovrebbero accorpare realtà alpine anche molto distanti tra loro, collocate in province o addirittura regioni differenti. Con problemi diversi che richiedono risposte diverse. Oppure, per comodità, si accorperanno paesi poco popolati di montagna con le città della pianura. Dunque con un evidente conflitto di interessi ma con un esito scontato nell’individuazione delle priorità, dal momento che i numeri degli abitanti urbani sono superiori a quelli di chi vive in montagna,
Un crimine sociale, un massacro di peculiarità, tradizioni, diversità culturali. Ma si sa, quando si parla di diversità da tutelare la maggioranza di governo si riferisce solo agli ospiti non invitati. Gli indigeni possono essere eliminati senza problemi. E quando si parla di cultura, la stessa maggioranza esclude che possa trattarsi di qualcosa legato alle tradizioni.