Scocciati. Scontenti. Ogni generazione ha la sua espressione caratteristica e quella attuale ostenta il proprio fastidio per il mondo in cui è costretta a vivere. Nulla a che spartire con i volti sorridenti dei giovani che, a cavallo tra gli anni 50 e 60, erano sicuri di conquistare un futuro migliore. Nulla a che spartire con le espressioni arrabbiate, e poi feroci, del 68 e degli anni di piombo. Neppure con l’aria rapace degli yuppies. O con la rassegnazione paciosa successiva.
Ora prevale la scocciatura. Che non è solo indifferenza ma va oltre, con una dose consistente di insoddisfazione e risentimento. A loro – come sostengono i gretini e gli ecoansiosi – è stato rubato il futuro e, dunque.. E dunque cosa? Invece di studiare, di prepararsi, di lottare per cambiare il presente e creare il futuro, preferiscono ostentare l’espressione scocciata. Siamo delusi da voi vecchi boomers, siamo arrabbiati con voi che ci avete preceduto rovinando il mondo che ci lasciate in eredità. Però evitiamo di impegnarci perché la nostra ansia ce lo impedisce.
Voi vecchi dovete smettere di inquinare, dovete cambiare atteggiamenti e stili di vita. Mentre noi ecoansiosi ci piazziamo le cuffie sulle orecchie e ci spariamo per ore ed ore le puttanate a palla di qualche rapper che insulta tutto e tutti. E che insulta soprattutto l’intelligenza di chi li ascolta.
Però cambiare no. Troppo faticoso. Bisognerebbe levarsi le cuffie dalle orecchie. Bisognerebbe smettere di mandare mammà e papà a litigare con la prof che pretende di far studiare. Bisognerebbe imparare a leggere i dati invece di ripetere gli slogan il venerdì mattina. No. Meglio metter su un’espressione scocciata per far nascere sensi di colpa nelle generazioni precedenti. Che, essendo generazioni di bastardi, non hanno sensi di colpa e guardano con un senso di disgusto (o di pietà, ma solo i vecchi più buoni) questi pargoli cresciuti male.