La globalizzazione uscirà pesantemente modificata dalla crisi avviata dal coronavirus. Sarà un processo di transizione di lungo periodo dominato, sul piano geopolitico, dalla rivalità e dal rapporto complesso fra gli Stati Uniti e la Cina e, sul piano economico e sociale da numerose trasformazioni. La divisione internazionale del lavoro ha rilevato fragilità che dovranno essere corrette, comportando un accorciamento delle filiere e persino un ritorno delle fabbriche. Verranno investiti anche i processi lavorativi e di istruzione, attraverso il potenziamento dell’automazione e del telelavoro, che già oggi, nei servizi finanziari può raggiungere l’80 percento del totale. Ci sarà un’educazione a distanza. Sarà sperimentata una maggiore soppressione della socialità, sostituita solo dalla comunicazione virtuale.
In questi scenari caratterizzati da una ridefinizione della globalizzazione come si colloca l’Europa?
L’esito della epidemia che l’ha investita sarà drammatico. Un’Europa colpita asimmetricamente nelle sue parti più vulnerabili (Italia e Spagna) accentuando divari tra Nord e Sud, Est ed Ovest. Le politiche di contrasto sono state diverse e asincrone. La recessione che ne seguirà, pur influendo negativamente sulle sue economie, presenterà anch’essa asimmetrie tra Paesi.
Muoversi in questo clima di incertezza è complicato per tutte le aziende mondiali. Nessuno poteva immaginarsi tali complicazioni per l’economia globale. La storia ci suggerisce che le grandi epidemie si intrecciano sempre con il mondo globalizzato, che costringe al continuo spostamento di persone e di merci.
Gli effetti devastanti sono sotto gli occhi di tutti. L’epidemia da coronavirus sta cambiando rapidamente condizioni sanitarie, relazioni sociali, abitudini di vita e attività economiche. L’Organizzazione mondiale della sanità sostiene che siamo sempre in una fase di crescita esponenziale dell’epidemia in Europa.
L’emergenza da coronavirus ha reso concreti i costi, anche economici, provocati dall’assenza di regole globali sulla tutela della salute. La politica, dopo questa pandemia, dovrebbe riscrivere radicalmente le regole della globalizzazione. Proposte politiche condivise dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Organizzazione internazionale del lavoro. La paralisi dell’Europa durante l’epidemia e l’America sprofondata nella peggiore crisi economica degli ultimi decenni, mostrano incapacità progettuale da parte dell’Occidente, in netto contrasto con il dinamismo della Cina e dell’Asia. Di fronte al caos generale di tutte le Nazioni, la Cina potrebbe emergere con un ruolo internazionale più forte, dimostrando un’effettiva capacità di fermare l’epidemia e riportando ordine nel sistema mondiale.