L:alba, fra le montagne, arriva più tardi. Osservazione banale, si potrebbe dire. Scontata. Però una cosa è dirla. Altra vederla con i propri occhi.
I monti che si colorano di rosa. E poi, lentamente, diventano splendenti di luce, quasi fossero cristalli che riflettono lo spettro dei colori. Come nell’esperimento del prisma, con cui Goethe dimostra la sua teoria dei colori. Perché il Poeta era un grande osservatore della Natura. E le sue “Opere scientifiche” sono una miniera di spunti, riflessioni. Soprattutto esperienze. Da cui, per misteriosi percorsi interiori, nasce la grande poesia imaginativa della II parte del Faust.
I monti colorati di rosa. Mentre li contemplo, in questo silenzio appena interrotto dal canto di un uccello (che sia la Moenticula Solitaria cara al Leopardi? Mah…), mi sovvengono pensieri strani. Echi di vecchie letture. Uno, scontato… “L’Aurora dalle dita di rosa…” Ma Omero cantava il Mare. Il Regno ampio dei Venti. Iliade, Odissea ancor di più, sono i poemi, quindi la memoria, di popoli che vivevano sul mare. Mercanti, Pirati. Conquistatori…
Ma qui siamo tra i monti. Eppure i colori dell’alba sono gli stessi. Aurora, l’Usash della tradizione vedica, qui è forse ancora più intensa che sulle rive del Gran Padre Oceano, che tutto avvolge. Perché, qui, l’aria è più rarefatta. Pulita. Un vero cristallo.
Respiro a pieni polmoni. L’effetto è quasi…ubriacante. L’aria pulita, il vento lieve, sono come un vino forte, di quelli non lavorati, che ti satura di profumi e sapori.
E i profumi sono tanti. Quello del pane, prima di tutto. Vi è un Forno, poco distante. Ed è l’ora in cui il pane viene sfornato. Dovrei dire i pani, però. Una incredibile varietà, già nei colori. Bianco, grigio, quasi nero… E giallognolo che profuma di curcuma… E…ma sı sente anche il profumo dei dolci… Lo strudel, le varie trecce, su tutte quella mochena. E poi i krapfen. Quelli veri. Caldi, con la marmellata…
Altri profumi. Che vengono da più lontano.
Quello degli abeti dei lecci, delle conifere…che circondano il paese. Sembrano assediare il mondo degli uomini. Pronti a riprendere il controllo del territorio alla prima occasione.
Più lontano, il profumo e l’aroma acuto di cirmi e mughi… Viene da dove la roccia contende il terreno alla vegetazione. E dove camosci e strmbecchi pascolano tra i muschi.
E vi è anche il profumo di lago. Che è sentore di acque. Ma non salse. E neppure stagnanti come nelle lagune. È profumo fresco. Pulito. Qualcosa che solo ad avvertirlo ci si disseta. Una emozione di…refrigerio.
Poi, il Sole sorge. E comincia a riscaldare il giorno.
L’alba è passata. Rientro dalla terrazza e mi faccio un caffè. Sorrido.