L’Italia è una repubblica fondata sui condoni e sull’ipocrisia. Di fronte al disastro di Ischia si torna a ripetere, per l’ennesima volta dopo l’ennesima emergenza, che serve manutenzione, che serve il rispetto delle regole. E si moltiplicano gli inviti a portare nelle scuole l’educazione ambientale. Le solite reazioni. Totalmente inutili e presto dimenticate. Perché forse qualcuno ricorda ancora le sceneggiate degli amministratori locali che giustificavano gli abusi edilizi e che si impegnavano in sanatorie e condoni da record.
Non solo ad Ischia, ovviamente. L’abusivismo edilizio unisce l’Italia e dove le costruzioni sono regolari, sono spesso realizzate con tutti i permessi laddove non dovrebbe essere concessa alcuna possibilità di costruire. Sorgono case, interi paesi, in località che hanno nomi che ricordano alluvioni, frane, valanghe. Ma i sindaci se ne fregano. Non vogliono litigare con gli elettori, hanno da accontentare gli amici degli amici. Senza dimenticare i numerosi casi di malaffare, di tangenti, di ingerenze mafiose.
Il business prevale sul buon senso, la furbizia prevale sull’onestà. Si costruisce dove non si deve, dove non si può e poi si pretendono gli interventi dello stato per affrontare l’emergenza e per ottenere risarcimenti.
Davvero qualcuno crede che maestri e professori impreparati possano insegnare ciò che non sanno ai rispettivi allievi? Che i figli di chi occupa abusivamente case in città, di chi si costruisce villette sulla spiaggia senza alcun diritto ed ancor meno autorizzazione, possa ottenere dalla scuola italiana il senso del rispetto delle leggi, dell’onestà, dell’attenzione verso l’ambiente? I cattivi esempi in famiglia valgono molto di più delle parole di insegnanti privi di carisma. Le lagne degli amministratori, che hanno concesso di sanare ciò che non doveva essere sanato, contano più del grido d’allarme di geologi e meterologi. E gli interessi dei costruttori prevalgono su leggi e regolamenti.