Nel dibattito aperto da Fabio Meloni per una piattaforma di proposte su cui costruire Ideario 2023, si inserisce oggi l’intervento di Ferrante De Benedictis, vicepresidente di Nazione Futura, che si concentra sulle prospettive concrete del settore energetico italiano
Quando e se usciremo dalla crisi energetica?
Difficile rispondere, anzi direi impossibile farlo senza un’attenta analisi delle cause che ci hanno portato fin qui.
Il tema energetico insieme a quello ambientale rappresentano argomenti scottanti e le cui responsabilità sono legate alle non scelte politiche degli ultimi trent’anni.
Però in tutto questo una certezza esiste, dalla risoluzione dei problemi energetici dipenderà il futuro dell’Europa e dell’Italia, che è certamente tra i Paesi più esposti, in quanto sprovvista di fonti energetiche fossili, e priva di impianti nucleari e dunque fortemente dipendente dagli approvvigionamenti esteri.
L’energia, tema troppo spesso sottovalutato, ma di grandissimo impatto, è oggi giunto prepotentemente alla ribalta e rischia seriamente di condizionare per sempre le nostre vite e di mettere in ginocchio interi comparti industriali.
Per troppi anni abbiamo inseguito le chimere ideologiche del “politicamente ed ambientalmente corretto” il cui mantra si traduceva nell’illusione che fosse possibile fare a meno dell’energia fossile e di convertire tutto il sistema energetico (produzione, distribuzione ed usi finali) sfruttando le sole fonti di energia alternative, dunque non di transizione parlava l’Europa, ma di un vero e proprio miracolo.
Ed è per questo che l’Italia e l’Europa tutta non si siano per nulla preoccupati di potenziare e diversificare le fonti di approvvigionamento energetiche, mediante l’implementazione e la successiva adozione di un piano energetico Europeo e di conseguenza Nazionale capace di offrire una visione ed un’idea di sviluppo a medio e lungo termine.
L’Europa, tranne rare eccezioni, risulta priva di giacimenti fossili in grado garantirne l’autonomia energetica, per offrire alcuni numeri il più grande giacimento di petrolio sulla terra ferma si trova nel Sud dell’Italia, in Basilicata, la cui produzione è in grado di coprire al massimo il 10% del fabbisogno energetico nazionale. Facile comprendere come sia impossibile rinunciare alle forniture energetiche estere.
Se prendiamo a riferimento i dati del 2019 dell‘International Energy Agency emerge l’Italia ha consumato 6.099.593 TJ di energia; la fonte principale è stata il gas (41,8%), seguita dal petrolio (34,4%) e dalle fonti rinnovabili (complessivamente 19,4%).
Nel 2021 i consumi di energia elettrica in Italia sono tornati sostanzialmente ai valori pre-pandemia, recuperando il forte calo fatto registrare nel 2020.
I numeri parlano chiaro, con le sole rinnovabili non si va da nessuna parte, occorreva dunque pensare a piani strategici di approvvigionamento e di sicurezza che proteggessero i paesi Europei da eventuali e possibili tempeste geopolitiche, ma nulla di tutto questo è stato fatto.
E tutto questo avveniva mentre i chierici del mainstream continuavano ad urlare a gran voce la necessità di una transizione ecologica ed energetica che si è tradotta nel consueto parto del topolino, ossia il blocco della produzione delle auto diesel e la corsa alle rinnovabili.
A questo punto la domanda è d’obbligo è ancora possibile correggere il tiro?
Le strade sono due: la prima riguarda il superamento della fase emergenziale, ricorrendo anche alle scorte strategiche così da calmierare gli aumenti ingiustificati dei prezzi, che appaiono il più delle volte come semplici e preoccupanti operazioni speculative slegate da fattori di approvvigionamento; ma non basta a questo si dovrà affiancare un piano di razionalizzazione dei consumi, ad esempio attraverso l’adozione di figure professionali come gli Energy Manager (introdotta con la Legge 10/91 ma mai realmente attuata), con il compito di assicurare un corretto uso delle risorse e conseguire risparmi energetici quantificabili.
Al tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia (o energy manager) vengono attribuiti una serie di compiti e di adempimenti da espletare. Ovviamente ai compiti previsti dalla legge se ne potrebbero aggiungere altri, quali ad esempio la promozione di buone pratiche, sensibilizzazione e valutazione di studi di fattibilità inerenti interventi di efficientamento, nonché il coordinamento delle richieste di incentivazione e di attuazione di programmi strategici (comunità energetiche ad esempio).
Per poi passare ad una seconda fase, dove si dovrebbero gettare le basi per interventi strutturali e strategici, oltre al dotarsi di un piano di recupero (Recovery Plan) in grado di fronteggiare il ripetersi di certi scenari.
Tutto questo dovrebbe essere inserito in un più ampio Piano Energetico in grado di potenziare lo sviluppo delle Fonti Rinnovabili sul territorio e di favorire lo sviluppo di reti energetiche capaci di garantire affidabilità e continuità di servizio.
Reti energetiche che dovrebbero avere come capisaldi tre aspetti:
– La sicurezza degli approvvigionamenti;
– L’economicità negli usi finali;
– La sostenibilità delle fonti;
tutto questo si tradurrebbe nel puntare sul giusto Mix energetico e sul massimo efficientamento dei sistemi, nel mix energetico ideale uno spazio significativo dovrà averlo la sola fonte energetica ad impatto zero, il Risparmio.
Ben consci che quest’ultima non la si realizza per decreto ma attraverso l’istituzione di figure preposte in grado di mettere insieme aspetti tecnici, gestionali e manageriali tali da garantire economicità, sicurezza e sostenibilità.
La sfida dell’energia è cruciale per il nostro futuro e dalle cui scelte dipenderà la direzione di sviluppo sostenibile e di tutela ambientale che si intenderà intraprendere; perché è solo attraverso una corretta gestione energetica che si potrà coniugare crescita e ambiente, sviluppo e sostenibilità.
Non perdiamo altro tempo, questo è il tempo dell’azione altrimenti rimarrà solo un Paese senza energie.
Ferrante De Benedictis
1 commento
tante parole inutili, mi sembra il classico svolgimento di un tema scolastico dove l’alunno esprime concetti vecchi triti e ritriti. Solo banalità e vecchie idiozie = Se questo è un esperto siamo messi molto male = Da persone incompetenti che si atteggiano da esperti, ne abbiano già troppi in Italia. CI VORREBBE UN PIANO STRATEGICO DOVE LE AZIENDE SIANO LIBERE DI PRODURSI IN MODO AUTONOMO L’ENERGIA ELETTRICA = Solo la libertà produttiva potrà rilanciare l’economia italiana = Meno politica e teorie rilasciate dai soliti idioti di stato =