Non tutti i morti sono uguali. Non tutte le guerre sono uguali. Così i chierici di regime italiani dedicano articoli e servizi per ogni vittima del conflitto in Ucraina ma non hanno dedicato nemmeno una riga ad un centinaio di donne, anziani e bambini trucidati nei giorni scorsi a Seytenga, in Burkina Faso, quasi al confine con il Niger. Le notizie, in Italia, le ha dovute diffondere Artaban, una onlus italiana che opera in Africa ed il America Latina.
Perché, in Italia, non fa bene ricordare che i jihadisti non sono stati sconfitti e che, al contrario, proseguono la loro avanzata in Africa. Non fa bene ricordare che il povero Macron domani va a rendere omaggio a Zelensky insieme a Sholz e Draghi per parlare di guerra mentre le truppe francesi, in Africa, sono sempre più irrilevanti nei Paesi ex coloniali che dovrebbero difendere.
Dopo il disastro francese in Mali, è ora il turno del Burkina. Con la popolazione che comincia ad avere seri dubbi sul gioco di Parigi. Davvero incapace di contrastare decentemente i terroristi o tacitamente alleata con loro?
Domande che non dovrebbero essere poste a pochi giorni dal battottaggio che potrebbe obbligare Macron ad una scomoda coabitazione con una maggioranza parlamentare guidata da Mélenchon.
Domande che non devono mai essere poste a Giggino per evitargli la fatica di cercare il Burkina Faso sulla carta geografica. E poi, a che serve far domande all’Italia su ciò che succede in Africa? Il padrone di Washington se ne disinteressa, dunque se ne disinteressano anche i maggiordomi a Roma.
Resta la Francia, con il sogno di grandeur ma con una realtà molto ma molto più modesta. Sognare le temps des colonies e risvegliarsi con l’incapacità di gestire le proprie banlieues. Credersi Napoleone, confrontandosi con i maggiordomi europei, e riscoprirsi Conte d’Artois confrontandosi con la realtà. Ed allora meglio giocare alla guerra a Kiev, una guerra sino all’ultimo ucraino e sino alla povertà di tutte le famiglie europee.