Il grande filosofo marxista Costanzo Preve – amico e sodale di scrittura nella stessa libera rivista “Italicum” – nei confronti di Umberto Eco e dei suoi complici, in una memorabile intervista, ha usato parole di fuoco: una decadenza degli intellettuali in un “processo di marcescenza”, che “ridacchiano del mondo senza senso che hanno creato” e che “non se ne andranno prima di avere inquinato i pozzi…prima di avere sporcato tutto”. “Questi utilizzano il loro reddito di posizione e l’occupazione quasi militare dei principali mezzi di comunicazione di massa mediatici, televisivi, editoriali, universitari. È un fatto osceno…l’oscenità è questa gente qua”.
La critica puntuale e approfondita di Preve nei confronti di Eco e della sua generazione, continuata in quel documento psicopatologico che si intitola “Il fascismo eterno”, catechismo per i delusi dell’esistenza che vogliono travolgere nel proprio fallimenti i riusciti nella vita, non risuona forse di attualità se applicata agli attuali figuranti che si esibiscono nella farsa epidemiologica?
I tenutari del potere, inteso nel senso più ampio per categoria e per mansione, hanno usufruito di una condizione sanitaria – l’ormai ben noto virus – per intraprendere una operazione di condizionamento generale.
Si va dalla falsificazione di dati, alla negazione degli accertamenti clinici, alla secretazione di documenti sanitari, al silenziamento delle voci autorevoli non allineate, all’isolamento dei dissidenti, alla richiesta di chiusura dei social critici, per arrivare agli incitamenti – quelli sì di interesse della dormiente commissione Segre – di massacrare a manganellate i manifestanti o di invocare sparatorie sulla folla.
Dai versanti della magistratura, dei comitati anti-odio, dei buonisti arcobaleni, tutto tace.
“Inquinatori di pozzi” e “osceni”: come i concetti espressi da Costanzo Preve. I creatori della ur-pandemia, nipotini frustrati e falliti di quell’ ur-fascismo intramontabile e indelebile. Perché il virus sparirà, si estinguerà per legge di natura e per processo biologico, ma ciò che resterà saranno le macerie economiche, morali e psicologiche che questa operazione ha scientemente provocato. Rimarranno i rimpianti dei parenti dei morti per negligenza politica e cremati per occultare le prove, dei vecchi segregati per mesi in solitudine negli ospizi e dei nipoti allontanati forzatamente dai nonni; rimarranno le conseguenze psichiche già in atto negli adolescenti, tra depressioni, attacchi di panico, disturbi alimentari ed altri segnali di malessere; rimarranno le macerie educative, tra promozioni d’ufficio, lezioni a distanza e insegnamenti raffazzonati; rimarranno i fallimenti delle imprese, tra imprenditori suicidi, lavoratori licenziati e dissesti economici; rimarranno gli esiti delle clausure e dei distanziamenti, tra ostilità reciproche, sospetti diffusi e diffidenze infiltrate.
Il lavoro di ricostruzione dello Stato e della società si presenta immane, e la resa dei conti non sarà sufficiente a rimuovere le macerie e a riattivare una coscienza comunitaria. Comunque, l’importante è che a questa resa dei conti si arrivi.