Si è spento ad ottanta anni l’ex presidente uruguayano Tabaré Vázquez, il cui secondo mandato alla massima carica istituzionale era terminato solamente lo scorso 1° marzo. Simbolo della coalizione di sinistra, il Frente Amplio (FA) al governo negli ultimi quindici anni nel piccolo Paese sudamericano prima della sconfitta elettorale patita nel novembre 2019, Vázquez era stato anche il primo sindaco progressista della capitale Montevideo nei primi anni Novanta.
Con la sua dipartita e l’annuncio di alcuni mesi fa da parte di Pepe Mujica, altro ex presidente e colonna portante del FA, di abbandono dell’attività politica, la necessità di un rinnovamento generazionale nella coalizione populista si fa di stringente attualità come si evince anche in una nota dal profilo ufficiale su Twitter della stessa che ha ribadito come “l’esempio di integrità politica e impegno incrollabile nei confronti del nostro paese e del popolo di Vázquez spingerà a continuare la sua eredità”.
Vázquez, a cui un anno fa era stato diagnosticato un tumore maligno al polmone destro, lascia in eredità una nazione molto più sicura di quelle confinanti e all’avanguardia per i programmi di welfare, in grado di far parlare di sé a livello mondiale per le cause intentate in sede di arbitrato internazionale a colossi del tabacco, quali Philip Morris, per la violazione di un trattato di protezione degli investimenti con la Svizzera, conclusasi nel 2016 con una vittoria da parte dello Stato uruguayano, oltre che del varo di un complesso sistema di legalizzazione della vendita di cannabis.
L’attuale inquilino del palazzo presidenziale Luis Lacalle Pou, che ha riportato alla vittoria uno dei due storici partiti della tradizione politica uruguayana ovvero il Partido Nacional di ispirazione conservatrice, ha decretato tre giorni di lutto nazionale dimostrando, una volta ancora, come le divergenze ideali e le contrapposizioni politiche in Uruguay siano ben lontane dal giungere all’odio che pervade alcuni vicini di casa.
