Le nuvole, questa mattina, sono particolarmente basse. Praticamente avvolgono i tetti più alti. E si fondono con la neve, che vi si è depositata, copiosa, due notti fa. Se guardo i monti, intuisco solo tratti di bosco, e qualche baleno di ghiaccio.
Il castello è avvolto completamente da questa foschia grigio lattea. Un castello delle fiabe. O del Terrore. Che, poi, è la stessa cosa. Anche Dracula, a suo modo, è una fiaba….
Comunque, sembra di essere fuori dal mondo. Sospesi, in un’altra dimensione. Un altro Tempo. Immutabile. Come in “Brigadoon”. Quella nebbia che avvolge il villaggio. E Cydd Charisse che esce danzando. Incontro ad un Gene Kelly che la guarda. Stregato.
Raramente, però accade che un film, soprattutto un vecchio film hollywoodiano, della Hollywood di un tempo felice che fu, ti trasmetto questa sensazione. Di poter uscire, per una volta, dal mondo quotidiano. E vivere… altrove.
Magari nella Shangri-La, la Terra, utopica, dell’eterna giovinezza. Avvolta da perenni nebbie, fra i monti di un Tibet immaginario. Come in “Orizzonte perduto” di Frank Capra. Grande regista. Impareggiabile nel fare irrompere la fiaba nella realtà quotidiana. La mia generazione è cresciuta con “La vita è una cosa meravigliosa”. Tutte le vigilie di Natale. Imperdibile. Anche perché c’era un solo canale televisivo…
Comunque, Shangri-La non è invenzione di Capra. Ma del suo amico James Hilton, autore del romanzo e, in seguito della sceneggiatura. E il britannico Hilton era un altro alfiere dei buoni sentimenti. Suo è Mister Chips. Sua la Signorina Miniver… romanzi puliti, forse un po’ melensi, che dipingono un mondo di buoni sentimenti, amicizie sincere, amori autentici…un mondo che, oggi, per lo più fa sorridere. O annoia. Perché….non esiste, dicono. E, forse, Hilton ha finito con l’inventarsi Shangri-La proprio per poter sognare un altrove dove questo fosse reale. Con il romanzo, e il film, ha cercato di trovare una sua via d’uscita dal nostro mondo….
Shangri-La, naturalmente, è solo invenzione. Ma Hilton aveva, certo, per lo meno sentito parlare di Agharti, il Regno Nascosto. Mito teosofico, che trova, però, una radice nella leggendario medioevale del Prete Gianni. Sovrano di un gigantesco impero nascosto. E dotato di una sapienza misteriosa. Circolava una lettera (in latino, ovviamente) di tale Prete Gianni ai re e principi del nostro mondo. Perché, chiaramente, il suo era un regno dell’altrove. Di un altro mondo. Di una altra dimensione. E, poi, lo ritroviamo nel Novellino. Il piccolo gioiello della narrativa del ‘200. Antecedente, e di molto, al Boccaccio.
Dietro a tutto, poi, la Shamballah della tradizione tibetana. Il tema del Re del Mondo. Del Regno segreto e dell’eterna giovinezza. La valle celata tra le vette più impervie. Irraggiungibile. Proibita. Alla quale si accede solo attraverso una…porta magica.
Elemire Zolla ha dedicato un grosso volume proprio al tema di queste “Uscite dal Mondo”. Una raccolta di saggi, brillanti, suggestivi. Ed estremamente…. diversi. Perché vanno dalla tradizione esoterica alle realtà virtuali. Dalle tecniche di meditazione tantrica, agli effetti delle droghe….
Diversi, disparati, forse anche un po’ caotici. Come spesso accadeva a quel genio irregolare di Zolla.
Però tenuti insieme proprio dal concetto espresso nel titolo.
In fondo uscire dal mondo, evadere da quella che è la nostra realtà ordinaria, è sogno diffuso. Che alcuni non si limitano a sognare. E tentano, in qualche modo più o meno confuso di realizzare. Ovvero di sostituire a questa una realtà completamente diversa. Alternativa.
Le storie di uomini che escono di casa come tutti i giorni. Per recarsi al lavoro. E… spariscono. Fuggono in paesi lontani. Dove sperano di reinventarsi quanto resta loro da vivere. O, più semplicemente ancora, cominciano a camminare senza meta.
Ne ho incontrati, nel corso della mia vita. Un medico brillante, uomo di successo….poi, all’improvviso, aveva lasciato tutto. Famiglia, amici, lavoro. Viveva sulle panchine del parco in Estate. In qualche abituri diroccato in Inverno. “Vita dura – mi disse – ma l’altra era peggio…una gabbia dalla quale dovevo evadere. Costasse ciò che doveva costare…”
E ricordo un vecchio amico. Una vita borghese. Agiata. Successo nel lavoro. Moglie. Amante.. Poi, improvvisamente, tutto va in frantumi. I nervi soprattutto. E sparisce. Per oltre un decennio.
Un giorno mi richiama. Da un numero strano..
“Vivo nella repubblica Ceka – mi dice – gestisco un locale notturno. E sto con una ragazza, una spogliarellista, che ha oltre vent’anni meno di me….”
Non si fermò neppure lì….il suo destino era la fuga. È morto, molti anni dopo, in una camera d’affitto in Friuli. Solo.
Storie tristi. Di fughe Senza Fine. Come in un romanzo di Joseph Roth. Quella inguaribile malinconia della Finis Austriae…
“Però guarda il castello tra le nuvole….- mi dice la sua voce – qui sei veramente… altrove. Sei uscito dal mondo” e sorride .
Sì… credo che abbia ragione. Almeno in questo momento. La guardo.
E sorrido anch’io.