Vade retro, Albania! Di fronte alla fuga degli italiani da spiagge assurdamente costosissime, da caffè a prezzi folli, dal pagamento della concessione di un cucchiaino in più, è ora partita la controffensiva mediatica contro l’offerta turistica del Paese sull’altra sponda dell’Adriatico. Dipinto, ora (dal mentaniano Open) come meta dai prezzi elevati, dai servizi pessimi, dal mare sporco.
È la solita abitudine italiana. Visto che non puoi allungare la tua linea, accorci quella altrui. Visto che non puoi giustificare la rapina del turismo italiano, denigri il turismo dei concorrenti. Tanto, a rimetterci, sono sempre gli italiani medi che non possono più permettersi le settimane di vacanza nell’indifferenza del cognato ministro miracolato secondo cui la qualità del cucchiaino si deve pagare mentre il lavoro di 11 mesi in fabbrica, in ufficio, o nello stesso settore turistico, può essere pagato poco e male.
È un mistero come l’Italia possa offrire un made in Italy di qualità senza un lavoro di qualità e, come tale, pagato adeguatamente. Ma non si può pretendere che a risolvere la questione sia un ministro senza qualità.
Comunque contro l’Albania si può ricorrere anche ad una diversa narrazione. Perché andare a fare i turisti in un Paese cattivo che ha fatto scappare i giovani verso gli altri Paesi europei? Già, proprio come l’Italia che fa fuggire i giovani cervelli. Ma su questo particolare si sorvola. Come si sorvola su un altro aspetto: per l’Albania vale il principio di tutelare il diritto a non emigrare, che giustamente viene ben prima di quello ad andarsene verso altri Paesi dove si guadagna di più e ci sono servizi, pagati dagli indigeni, a disposizione degli allogeni.
Per gli altri migranti, invece, questo principio non vale. Hanno il diritto ad essere mantenuti ovunque decidano di andare. Senza il diritto prioritario di restare a casa propria. Ma non c’è da preoccuparsi. Appena i balneari avranno chiuso l’ultimo ombrellone, l’Albania sparirà dai confronti. In attesa che, il prossimo anno, persino i giornalisti neomeloniani scoprano che due settimane a Marsa Alam, volo compreso, costano meno di una settimana in Riviera, compreso viaggio in auto. E allora tornerà utile scrivere di Zaki e Giuliani..