“Vista Damilano, Torino è bellissima”. Valentina Sganga, in questo momento l’elemento di maggior spicco nella compagine pentastellata torinese, ironizza così sulla scelta di Paolo Damilano di presentarsi come candidato sindaco civico del centrodestra alla guida della lista “Torino bellissima”. Se i 5 Stelle avessero governato la città con la leggerezza e l’arguzia di questa battuta, la situazione sarebbe migliorata, e non di poco.

Ma la giunta grillina, a cominciare dal sindaco, ha dimostrato di non avere la più pallida idea di cosa siano leggerezza, arguzia, simpatia. Perfettamente in linea con Fassino quanto ad allegria. Pesanti, pedanti, deludenti. Ed ora chiamati a decidere cosa voler fare da grandi. O da piccoli, visti i sondaggi non proprio favorevoli.
Il loro modello di città pare non abbia entusiasmato. Né le periferie – che si aspettavano molto ma molto di più – né il centro passando per le aree intermedie. Tariffe raddoppiate per parcheggiare sotto casa anche fuori dalla Ztl, come se tutti potessero permettersi un box o un’autorimessa. Piste ciclabili assurde e pericolose, controviali con limiti a 20 km orari che distruggono i motori di auto costrette ad utilizzare solo la prima marcia. Cultura irrilevante, disoccupazione crescente, spaccio di droga dilagante.

Una città intristita prima ancora dei Dpcm del lìder minimo. È completamente mancato un progetto serio. Le promesse di Montanari in ambito urbanistico sono state completamente disattese in nome del Dio Denaro; i tempi per gli interventi strategici si sono dilatati (non è ancora stata ultimata la linea 1 del metrò e si è in alto mare per la 2); il servizio di trasporto pubblico è ulteriormente peggiorato; l’economia è colata a picco (colpa innanzitutto degli imprenditori, ma il Comune è rimasto a guardare). La capacità di attrazione di Torino è pressoché inesistente sia per quanto riguarda gli investimenti sia per l’insediamento di giovani con elevate professionalità.
Il sistema Torino ha lasciato posto ad un Sottosistema ed i risultati negativi si vedono. Persino la gentrificazione non è riuscita. Come non è riuscito il progetto di trasformare la città in un Polo di riferimento almeno nazionale nel settore dell’enogastronomia di qualità. Non è riuscita la trasformazione in città verde, e l’inquinamento è rimasto a livelli insostenibili.
Ora ci riprovano, legittimamente. Ma per avere un briciolo di chance la povera Sganga dovrà compiere miracoli.