Dispiace dirlo, ma il ministro Crosetto non è credibile. Il problema non è essere o meno d’accordo con l’atteggiamento che ha assunto riguardo al caso del generale Vannacci ma che adesso sostiene una posizione contraddittoria, denotando imbarazzo e mancanza di trasparenza, se non addirittura di onestà intellettuale. Dispiace dirlo perché si tratta di un personaggio istintivamente simpatico. Tutti lo ricordano quando ha sollevato in braccio Giorgia Meloni all’assemblea fondativa di Fratelli d’Italia, ispirando in spettatori, media e opinione pubblica l’espressione “il gigante e la bambina”, e perché si tratta di un personaggio con tratti di originalità, molto legato al suo partito ma di formazione extra politica, che ha mantenuto una certa pragmaticità imprenditoriale ed è parso spesso alieno dalle pastoie ideologiche.
Questa volta però no, Crosetto ha commesso una serie di errori di cui si dovrebbe assumere la piena responsabilità. La sua non credibile tesi è infatti che la durezza con la quale ha agito contro il generale è dovuta a un approccio normativo e procedurale, cioè che quelle cose fossero state pubblicate senza avere chiesto il permesso. La tesi, oggettiva, evidenziata tra gli altri da Giovanni De Luna e Luca Ricolfi. Ma quando il ministro la sostiene, affermando che si sarebbe comportato allo stesso modo anche se il generale avesse sostenuto tesi opposte, sa di dire una cosa assurda. Immaginiamo che il generale avesse pubblicato un saggio di elogio alla tolleranza verso la società multiculturale: è davvero possibile che in questo caso si sollevassero scandali, aprissero inchieste e adottassero provvedimenti per la mancata autorizzazione? Quale cataclisma si sarebbe verificato se l’ex direttore dell’IGM fosse stato censurato per avere scritto cose politicamente corrette? Dunque, il problema non è di metodo ma di merito.
Inoltre Crosetto mente sapendo di mentire poiché proprio lui, nei primissimi commenti rilasciati appena i media avevano anticipato gli stralci del libro, li aveva subito stigmatizzati come farneticazioni, entrando quindi nel merito dei contenuti. Il problema è dunque di metodo, scusate il bisticcio di parole: se il ministro ritiene che un alto ufficiale abbia commesso qualcosa di irregolare dovrebbe procedere con la cautela dovuta alla presunzione di innocenza e al rispetto delle vie gerarchiche e dei tempi lenti che questi iter richiedono; si sarebbe dovuto prendere anche soltanto qualche giorno per far istruire a chi di dovere la pratica e poi eventualmente procedere. È stata la fretta tipica della dinamica social, chiamiamola così, a indurlo a esporsi immediatamente e quindi poi a non sapere più come uscirne.
Retrostante a questo problema molto serio, il comportamento della politica e delle istituzioni rispetto all’infodemia da cui sono ormai invase le nostre giornate, c’è poi lo scomposto movimento dei fan di una parte e dell’altra. Riguardo al quale sorge comunque una riflessione: tutti considerano l’appoggio offerto da Salvini a Vannacci una mossa contro Meloni, per raccogliere il consenso il malcontento che sta montando a destra data la presunta correttezza politica del governo. Un mugugno del quale sta cercando di farsi interprete Gianni Alemanno che però, per varie ragioni, non è un leader credibile di un antagonismo che abbia chance di affermazione, così come non lo sono Casa Pound e Forza Nuova. Ma la Lega sì, Salvini ai suoi tempi d’oro aveva già raccolto con successo una parte di questo mondo identitario e sovranista che poi è progressivamente confluito verso Fratelli d’Italia.
Dunque ora il leader del Carroccio starebbe cercando di recuperare terreno. Possibile, plausibile, probabile e anzi quasi scontato. Ma si potrebbe valutare la situazione anche da un altro punto di vista. Se Salvini non interpretasse questo ruolo, il malcontento potrebbe finire per l’appunto in bocca a qualunque improvvisato sciacallo fuori della compagine di governo. Dunque, lo scontro silente tra la premier e il suo vice potrebbe essere una sorta di gioco delle parti o comunque risultare utile per tacitare e ricomporre la sgradevole vicenda prima possibile, frenando fughe eccentriche. Che Salvini abbia rilasciato le sue dichiarazioni pro Vannacci a poche ore da un incontro con Meloni che tutti avevano definito di grande cordialità, lascia spazio a quest’ipotesi: come, naturalmente, a quella opposta secondo cui il ministro avrebbe appositamente tradito il clima di cordialità che aveva instaurato il giorno precedente.
1 commento
Uno dei pochi articoli intelligenti che abbia letto ultimamente sul tema.