Fino a prova contraria il Vaticano è uno Stato sovrano di natura teocratica con a capo un monarca assoluto. Da questa entità politica-religiosa è partito un blitz contro lo Stato italiano che ha visto un commando, nella figura del cardinale Konrad Krajewski, rompere i sigilli di una casa occupata che aveva già accumulato più di 300.000 euro di debiti con le bollette non pagate.
“Non devo dare spiegazioni, c’è poco da darne” ha affermato l’ineffabile porporato, come se fosse un soggetto al di là della legge e delle normative italiane.
Quanto è accaduto è un fatto gravissimo, tanto dal punto di vista simbolico che da quello legale. Già non comprendo il perché i preti debbano votare ed essere stipendiati dall’Italia, quando rispondono teologicamente ad uno Stato straniero. Certo, si dirà, è una accordo concordatario, però il fascismo è morto da tempo e non è giusto che ad oggi si continui a pagare per uno dei pochi errori fatti da Mussolini. Per non parlare dei vari balzelli degli immobili da cui sono soffocati, invece, i cittadini italiani.
Il Vaticano è fortificato con attente, seppur ridicole Guardie Svizzere, un corpo armato che impedisce a chiunque di entrare, a fronte della untuosa e ipocrita accoglienza di cui straparla l’altrettanto esilarante bianco-vestito Capo dello Stato indicato.
Se illegale e penalmente perseguibile – o almeno così è auspicabile – è stata l’azione terroristica compiuta da un agente straniero contro la norma di uno Stato confinante, è semplicemente ridicola la posizione del fenomeno della politica italiana, tale Luigi Di Maio. Che il rinunciatario della Giurisprudenza, bibitaro allo stadio San Paolo, nonché manovale nell’azienda di famiglia – almeno così recita il curriculum online – rivendichi la “rivoluzione culturale” di Bergoglio proprio non c’azzecca.
In un post su FB, l’equivoco vice presidente del Consiglio, ripete come un ventriloquo addestrato alcune scontate valutazioni sull’apostata del soglio pontificio, del tipo: “Questo Pontefice sta restituendo la speranza non solo all’Italia, ma al mondo intero”; “parla alla gente, si misura con le loro difficoltà”; “rimette la persona al centro”.
‘Se metterebbe la persona al centro, non facesse certi comportamenti’…Mi scuso, mi ero fatto prendere la mano dal colto e distinto linguaggio del citato politico. Intendevo dire altro.
Questo è il papa della sovversione, che ha acquisito, interiorizzato il credo marxista nella logica della teologia della liberazione, è uno sproloquiante e pericoloso sedizioso che nella distruzione metodica della dottrina cattolica unisce l’intento di destabilizzare l’Italia e l’Europa. Egli è il rappresentante mellifluo e seduttivo di quel relativismo che pretende i diritti più perversi, la globalizzazione più sfacciata, l’accoglienza più suicida.
Come il sedicente Pontefice è il negatore delle teologia, il miracolato elettorale è il negatore della sovranità nazionale. Il primo dovrebbe essere condannato a scegliersi una sede vacante, il secondo a studiare. E’ un atto d’amore per il Vaticano e l’Italia se entrambi se ne andassero insieme in luoghi più appropriati alle loro convergenti complicità.
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