Vedo una strana carta geografica. Che qualcuno ha pubblicato sui social, con la didascalia: la carta che non vi fanno studiare a scuola…
È una mappa del Nord America… diversa da quelle usuali. Non vi sono tracciati i confini degli Stati, ma quelli delle… Nazioni.
Le Nazioni “indiane”, ovviamente, o come preferite chiamarle. È, in sostanza, una ricostruzione dell’età immediatamente antecedente la conquista da parte degli europei. E la nascita dell’America così come la conosciamo oggi.
Beh, commenta qualcuno… niente di strano o nuovo, in fondo. Anche l’Italia, un tempo era frammentata… ricordo che sui libri di scuola…
Appunto. Sui nostri libri di scuola di un tempo – quando ancora si studiava la storia – apparivano sempre le cartine, colorate in modo vivace, del mosaico pre-unitario. Degli stati e staterelli in cui era frammentata la Penisola. Lombardo-Veneto, Regno delle Due Sicilie, Regno di Sardegna… ducato di Parma, Piacenza Guastalla… Granducato di Toscana, Stato della Chiesa…
E questo solo per l’ultimo periodo prima della unificazione… perché, andando indietro nei secoli, vi era ben altro… ancora più complicato da mandare a memoria…

Poi, certo, i vecchi libri scolastici, ci spiegavano che così, l’Italia, tutta irregolari pezzetti colorati, non andava bene… che era stato importante unificarla… e si passava rapidi alla storia del nostro Risorgimento…
Comunque, bene o male, di quel passato si veniva a conoscenza. Perché, piaccia o meno, l’Italia, e noi italiani soprattutto, venivamo fuori da lì. Da quelle cartine di una penisola tutta spezzata e intersecata da confini. Da quelle differenze, che, proprio in quanto tali, ci potevano fare capire chi siamo. E le cause, remote, di tanti nostri problemi.
Nelle scuole statunitensi, però, non si studia la carta delle Nazioni precolombiane. O meglio antecedenti la conquista del Nord America. Neppure oggi, pur con la smania del politically correct e le furie della Cancel Culture. Quella mappa, di cui parlavo all’inizio, resta interesse accademico per chi si occupa di antropologia culturale. Pochi, naturalmente. Ma nella coscienza dei più, della stragrande maggioranza, quella mappa, quella America che ancora non si chiamava America, quelle Nazioni semplicemente… non esistono. O, più esattamente, non sono mai esistite. Punto.
Ed è giusto che sia così. Una “giustizia” opinabile, certo… però, pensateci bene…
Per un ragazzino, uno studente italiano, la carta della Penisola pre-unitaria significa, o meglio significava recuperare la propria memoria. Una memoria… familiare.
Basta fare un po’ di conti. Più o meno una generazione cade ogni 25 anni. Ora, se uno è nato, che so, nel 1970, vuol dire che suo nonno era del ’20. E il bisnonno del 1895. Col trisnonno siamo al 1870. Data della presa di Roma. E con suo padre… al regno borbonico o al governo degli Asburgo Lorena. A seconda delle regioni di provenienza.

Ma un ragazzo americano? Andando indietro trova solo le navi che hanno portato i suoi antenati sul Nuovo Mondo. Dove, semplicemente, per lui, prima, non c’era… nulla. Un vuoto che è stato riempito, più o meno rapidamente, da nuovi venuti. Che si sono affrettati a cancellare praticamente ogni vestigia, e memoria, di ciò che era prima. E a creare una nuova… mitologia.
La conquista del West…. l’epos dei Cowboys, la Guerra di Secessione, anche la tratta degli schiavi africani e il loro, lungo, affrancamento… Insomma, Hollywood, John Wayne, Ombre Rosse… e, poi, magari, con qualche rimorso di coscienza “L’uomo chiamato cavallo”, “Balla coi lupi”…. a ben vedere una concessione ai buoni sentimenti… e una certa curiosità antropologica. Con echi del mito illuminista del “buon selvaggio”. Nulla di più.
Di quelle Nazioni, Dakota, Cheyennes, Arrapaho, Hopi, Huroni, Nasi forati… non è restato nulla. Nulla delle loro culture. Delle loro storie…
Vabbè, dirà qualcuno… la solita tirata retorica sul genocidio indiano. Il solito armamentario anti-americano.
No. Non è questo. Non sto piangendo per Toro Seduto. Sto constatando un problema. Che è dell’America. Ma anche di tutti noi.
Vedete, questa assenza di radici, questa memoria storica breve, dietro alla quale il nulla, comporta non pochi problemi politici. Internazionali. Visto il ruolo preminente di Washington negli equilibri, e squilibri, mondiali.
Ricordate i punti di Wilson? Da buon americano voleva ridisegnare l’Europa tracciando linee sulla carta geografica, dopo la fine della Grande Guerra. Solo che non si rendeva conto che qui non erano vuote praterie – o meglio, svuotate a forza – ma popoli, culture, lingue, tradizioni… Combinò un disastro. Gettando le premesse non solo del Secondo Conflitto mondiale, ma anche di tutto ciò che ancora ribolle nel magma balcanico.
Rudolf Steiner, a caldo, nel suo “Memorandum”, lo aveva previsto con precisione. Andrebbe letto, oggi.

E, appunto, oggi?
Cosa altro è la politica di Washington nei confronti dei Balcani e dei paesi dell’ex Impero (del male) sovietico, se non un arrogante elefante che zompa in un negozio di cristalli? La pretesa di ridisegnare confini, senza tenere in alcun conto le storie, i popoli, le lingue?
Il pretendere che la storia inizi solo con la Conquista dell’America, o con l’arrivo dei liberatori a stelle e strisce…
Non è proprio la fine della Storia, sognata da Fukuyama… è l’ignoranza, e la negazione, di tutte le storie. Il vuoto. La carta geografica bianca, su cui puoi disegnare a tuo piacimento confini e linee…