Chi crede ai segni che il Destino invia per far comprendere il futuro avrà da sbizzarrirsi. Prima l’elezione di monsu Bergoglio come Papa, accompagnata dal lancio della colomba immediatamente assalita ed uccisa da un corvo. Simbolo di una Chiesa destinata ad una pessima fine. Ed ora il nuovo primo ministro britannico, Liz Truss, che va dalla regina Elisabetta per l’insediamento e la sovrana, immediatamente, muore.
Ma se nel caso del Papa il segnale era inequivocabile, con la Truss diventa più difficile l’interpretazione. La sostituta di Boris porta morte, ma a chi? Si è dichiarata guerrafondaia, ha minacciato la guerra nucleare, nella sua carriera politica è riuscita a sostenere tutto ed il contrario di tutto. Una secchiona per nulla brillante ma capacissima di galleggiare. Molto ma molto più brava di Giggino vinavil.
Difficile immaginare quali e quanti guai possa procurare, e soprattutto a chi. La situazione interna è tutt’altro che brillante. Inflazione che vola, i costi della guerra contro la Russia, il problema irlandese, la voglia di indipendenza della Scozia che potrebbe acuirsi con la morte di Elisabetta. Persino una possibile crisi di immagine della monarchia alle prese con i ripetuti scandali e con le squallide polemiche della coppia “americana”.
Sfide complesse, che paiono molto al di sopra delle capacità di Truss. Perché un conto è galleggiare in un ambiente di partito, tutt’altra cosa è guidare un Paese che deve affrontare crescenti problemi anche etnici. Non basta lasciar fare alle centrali finanziarie che, da Londra, influenzano l’economia internazionale. Tensioni, violenze, povertà, conflitti religiosi. E totale mancanza di quel soft power che aveva permesso a Londra di affrontare la perdita delle colonie e dell’impero.
Africa ed Asia ammainavano la bandiera britannica ma dall’Isola partivano a conquistare il mondo i Beatles ed i Rolling Stones, insieme alle minigonne ed ai film di James Bond. Ora che non c’è più l’icona Elisabetta, Londra non esporta proprio più nulla a livello di immagine, di cultura. È diventata una colonia americana, ma con velleità da prima donna. E Liz Truss non sembra in grado di invertire la tendenza.