Che bisogno c’è delle elezioni? Di un voto popolare? D’ora in poi non sarà più indispensabile chiede il voto ed essere eletti per poter governare.
Basterà che un Calenda di turno vada in tv, magari da Fazio con Cottarelli, si autoproclami presidente del consiglio o della repubblica, magari anche imperatore del Sacro Romano Impero, giuri sulla costituzione ed il gioco è fatto.
Come insegnauan Juan Guaido in Venezuela che ha deciso di deporre il presidente eletto, Maduro, e di sostituirlo. Momentaneamente, sia chiaro, perché il neopresidente non vuole il potere. No, lui lotta solo per la democrazia. Quella di Washington, ovviamente, ma questo è solo un dettaglio.
Di fronte ad un comportamento di questo tipo non è neppure importante che Maduro sia totalmente incapace di guidare il Venezuela. Certo, l’aggressione economica statunitense contribuisce alla povertà sempre più drammatica del Paese latinoamericano, ma questo non riduce le responsabilità di Maduro, non lo trasforma in uno statista erede di Chavez.
Però non si può neppure accettare che gli statunitensi organizzino colpi di stato in America Latina, riproponendo la vecchia dottrina del centro e sud America come giardino di casa degli yankee. Trump ha bisogno di distogliere l’opinione pubblica dai disastri politici interni, dunque si gioca la carta della politica estera. Ovviamente con l’appoggio di quella farsa che è ormai l’Unione europea. Che a questo punto, per coerenza e per risparmiare, potrebbe annullare le elezioni di maggio chiedendo a Jean Claude Juncker di organizzare una serata in enoteca nel corso della quale incoronarsi imperatore europeo, con scorno per il toy boy parigino che si crede erede di Napoleone (un cinico e vomitevole corso, dunque italiano).
Purtroppo l’Italia del cambiamento e dei dilettanti non è stata in grado di approfittare della situazione per smarcarsi. Riprendendo i contatti, ma al livello ufficiale più elevato, con la Russia in funzione anti Merkel-Micron.
Il servilismo nei confronti di Washington non paga, perché si trova sempre uno ancor più servile. Mentre un’apertura coraggiosa ed ufficiale a Mosca spiazzerebbe tutti i partner della Ue e restituirebbe all’Italia un ruolo da protagonista.