A quasi due mesi dall’autoproclamazione di Juan Guaidó alla presidenza della Repubblica venezuelana a farne le spese sembra essere stato lo storico leader dell’opposizione, Henrique Capriles, piuttosto che il presidente chavista Nicolas Maduro.
Capriles, uomo forte della coalizione antichavista e già governatore dello stato di Miranda per due mandati, è stato designato come candidato per le presidenziali sia nel corso dell’ultima sfida contro il defunto Hugo Chávez nel 2012 che nel marzo 2013 quando l’attuale inquilino di palazzo Miraflores lo sconfisse di pochissimo.
Prima dell’autoproclamazione di Guaidó era stato proprio Capriles a nutrire dubbi sulla nuova strategia del frastagliato gruppo antichavista sostenendo, al quotidiano El Nacional, che l’Assemblea Nazionale non possedeva le prerogative per assumere il governo ed esautorare il legittimo presidente Nicolas Maduro.
Dichiarazioni confermate subito dopo l’autoproclamazione quando il quarantaseienne, attualmente interdetto dai pubblici uffici per via di una condanna, ha smentito qualsiasi piano preventivato con largo anticipo destando perplessità sulla parte più moderata delle opposizioni riguardo la decisione autoritaria presa da Guaidó.
Ebbene, a partire da questa seconda dichiarazione su Capriles, leader del partito Primero Justicia (quello con più eletti alle legislative del dicembre 2015) è piombato il silenzio. Anche i media italiani più vicini alle opposizioni – e che, in barba al diritto di informazione, intervistano a più riprese solo personaggi dal dubbio passato e che non hanno mai del tutto chiarito la loro partecipazione al golpe del 2002 e alle guarimbas del 2017 -hanno preferito non rilanciare più le sue dichiarazioni.