Per un momento ho creduto di avere viaggiato… in stato sonnambolico. E non di avere fatto due passi, dormendo, da una stanza all’altra… no, chilometri e chilometri. Un viaggio lungo, lunghissimo… che neppure con gli Stivali delle sette leghe…
Per un momento. Poi… ho capito.
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Ma andiamo con ordine. Accendo il televisore… brutto vizio, che avevo perduto. E che devo tornare a perdere il prima possibile… ma questo è un altro discorso…
Dunque. Accendo e c’è il telegiornale. Il nostro tg, italiano. Studio, servizi… tutto uguale. Però l’annunciatrice parla, e io… non capisco un tubo. Manco una parola.
Ho la sensazione di una dissociazione mentale. Passano le immagini, ascolto le parole ma… mi risultano aliene. Incomprensibili.
Alzheimer? Demenza senile in anticipo?
No. Non è questo. L’annunciatrice non sta parlando italiano. Ma… ucraino. Lo deduco da una scritta in basso che scorre.
E subito comincia l’altro dubbio. Che ci faccio in Ucraina? Come ci sono finito? Momenti di turbamento. Impossibile che abbia camminato sino a qui nel sonno. Preso un aereo e volato sino a Kiev? E dove è il passaporto? E che ci faccio con le ciabatte ai piedi?
Poi, finalmente, le sinapsi, o come diavolo si chiamano, hanno cominciato a connettere. Ed ho capito.
Ero a casa mia. E quella era la televisione italiana. Solo che trasmetteva un telegiornale… in lingua ucraina.
Perché? Perché in ucraino, intendo. Certo, tra badanti, rifugiati “politici”, estetiste e simili … di cittadini parlanti in questa lingua ce ne sono… ma sicuramente non più dei parlanti arabo, od urdu, od altre lingue. La nuova Babele, che quelli che parlano bene chiamano Melting Pot, è, ormai, un dato di fatto. Qui, nel borgo, vi sono tre kebabari. Due egiziani e uno turco. Il venditore delle rose – che tutti chiamano Rosario, ma che ha nome Iqbal – viene dal Bangladesh… e, quando stavo a Roma, il mio fruttivendolo si chiamava Ahmed, egiziano, il pescivendolo Masir, marocchino…
Allora perché il tg in ucraino? Per quante centinaia, al massimo migliaia di utenti?
Smettiamo di scherzare. Se ti aggiri per Roma, in serata come queste, di un tiepido e terso settembre, puoi vedere, secondo uso consolidato, il Colosseo illuminato. Con i colori, giallo e azzurri, della bandiera ucraina. E lo stesso dicasi per altri Palazzi storici. Palazzi del potere, che, in passato, venivano avvolti esclusivamente con le luci del tricolore.
È una scelta… politica. O meglio una scelta dettata dalla politica, che però rivela chi davvero comandi in questo paese. Quali siano gli interessi che il nostro mondo politico serve. Non quelli del… tricolore. Non quelli italiani, in sostanza.
E neppure quelli di Kiev, o meglio del popolo ucraino, ad essere sinceri.
Piuttosto quelli di chi questa guerra ha voluto, provocato. E continua a volere, anche se questo sta costando ad un popolo, quello della martoriata Ucraina un macello senza precedenti…
E a noi un dissanguamento economico.
Ho cambiato canale. E trovato un talk show. In italiano, questo. Una giornalista, di un giornale (un tempo) grande, affermava con sicumera che il Papa, Papa Francesco ha commesso un gravissimo errore. Perché, in un recente discorso, ha affermato che la Russia ha una grande tradizione. Culturale e storica. E ricordato figure come Caterina e Pietro il Grande…
Proprio quelli, ha detto la “giornalista”, che hanno occupato e oppresso l’Ucraina.
L’atto di accusa, protervo e grossolano, veniva anche sostenuto da un altro giornalista, presunto grande, perché grande è stato suo padre. E a ben poco valeva il contraddittorio di un, ben più anziano ed esperto, collega di “Avvenire”. Non c’era storia. Pietro e Caterina avevano oppresso l’indipendenza e la libertà dell’Ucraina. Non si discute la verità oggettiva.
Peccato che ai tempi dei due zar l’Ucraina non fosse indipendente. E non lo fosse mai stata, prima dell’esplosione dell’Unione Sovietica. Una manciata di anni fa. E che fosse sempre stata indissolubilmente legata alla Russia. Parte integrante dell’Impero. Anzi, primo nucleo dell’impero russo.
Ma questo non conta. Ovvero non conta la verità storica. Ma solo quella che ci viene propinata dai Media. Per giustificare un appoggio alla guerra che ci sta costando. Molto. E il profilarsi di una Legge di Bilancio dove non si troveranno fondi per la scuola, la sanità, l’autonomia regionale italiana… Ma si stanzieranno altri miliardi di armamenti e sussidi per foraggiare quel Signore, Zelenski, e obbedire agli ordini che giungono a Roma da… altrove.
Riscriveranno anche i libri di storia per le scuole, presto. E ci racconteranno una storia d’Europa che mai è, realmente, esistita. Una sorta di fiction, di racconto ucronico, in cui tutti, obbligatoriamente, dovranno credere.
In fondo, quel Signore era un attore. E ancora oggi non è altro. Recita un copione scritto… altrove.
Girello un po’ per i canali. E, finalmente, trovo un tg. In italiano. Sento la giornalista parlare, con toni enfatici, dei grandi successi delle armate di Kiev. Facevo meglio a restare sintonizzato su quello in lingua ucraina. Probabilmente diceva le stesse cose… ma, almeno, non capivo.
Mi viene in mente una, vecchia, sigla cantata da Renzo Arbore
“Vengo dopo il Tg….vengo dopo il Tg…”
Chissà come suona in ucraino…