Charles Dickens è, per me, una lettura stagionale. Legata all’inverno e, in particolare, ai giorni fra Natale e l’Epifania. Limitativo, forse, come approccio ad uno dei grandi della letteratura inglese. Tuttavia non sempre tutti i libri sono buoni per tutte le stagioni. Ad esempio Chatwin, scrittore che amo molto, lo leggo, e rileggo, per lo più in estate. Gli ampi, illimitati spazi della sua “alternativa nomade”, l’idea di vagabondare senza vincoli. Libero…. è per me pervasa di sole. E di calore…
Così Dickens è autore che ritorna fra le mie mani quando fuori è freddo. E si sente fischiare il vento..
Già, il vento… Come nell’incipit del racconto lungo, o romanzo breve, “Le campane”. Uno dei Racconti di Natale. Non il più noto, certo. E, altrettanto certamente, non uno dei più felici, con quel sentimentalismo vittoriano che si fa quasi melassa…
E tuttavia un inizio straordinario. Uno dei più felici che mi sia capitato di leggere. E sappiamo tutti bene quanto arduo sia sempre, anche per i più grandi, iniziare bene un racconto.
Il vento, la voce del vento, che sembra dialogare con quella delle Campane. Un concerto magico, visto che è la Vigilia di Capodanno. E che quella, possente, armonia trasporterà il protagonista in un viaggio nel tempo. Nel proprio passato. E, poi, nel futuro.
Tema particolarmente caro a Dickens, e che costituisce un po’ il motivo ricorrente di tutte le sue storie di fantasmi e di Natale. Su tutte, ovviamente, quella di Scrooge…

Qui, però, è Capodanno. E sono i rintocchi della mezzanotte a segnare il ritmo del racconto. A scandire il momento del passaggio dal Vecchio al Nuovo Anno. L’inizio di Gennaio. Il mese che deve il suo nome a Giano. Janus, la porta, il Dio degli inizi, ma, com’è logico, anche della fine. Con due volti. Uno da vecchio, che guarda al passato. Uno da giovane, volto verso il futuro. Più di rado presenta un terzo volto. Perché Giano è Dio del passaggio. Della transizione. E il presente è sempre inafferrabile. Se non per rari saggi. O maghi. Seneca e Faust…
Le campane della mezzanotte del 31 Dicembre segnano, simbolicamente, l’inesorabile fuga del tempo. Lo scorrere irrefrenabile degli anni. E, in certo qual modo, esercitano una magia. Ti costringono a misurarti con il passato. Con i rimpianti ed i rimorsi. Come accade a Oki, il protagonista di “Bellezza e tristezza”, forse il romanzo più felice, certo il più struggente di Yasunari Kawabata.
Oki, che, ormai anziano e affermato come scrittore, va a Kyoto, per ascoltare il suono delle campane dei templi nella notte dell’ultimo dell’anno.
Immagine stilizzata. Come una china su carta di riso. Come un haiku del grande Bashō :”Si spegne l’eco delle campane /persiste il profumo dei fiori /è sera.”
Il rintocco delle campane ritorna spesso nella poesia giapponese. E simbolo della bellezza e della sua fugacità. Dell’effimero della vita.

Oki a Kyoto ascolta le campane. Ed è costretto a misurarsi col suo passato. Con la donna che ha sedotto oltre vent’anni prima. E che ha abbandonato. Pur usandola come ispirazione per le sue opere.
Romanzo sensuale. E crudele, come solo i grandi scrittori nipponici sanno essere. Romanzo in cui le campane di mezzanotte scandiscono, senza pietà, ricordi. E quindi rimorsi e rimpianti. I fantasmi del passato….
Ma i rintocchi della mezzanotte sono dodici. Sei ancora nell’anno vecchio. Sei già oltre la porta – Janua in latino – dell’anno nuovo. E sono, anche questi, fantasmi. Fantasmi di speranze ed illusioni quando si è giovani e, per dirla ancora con Leopardi, breve è della memoria il corso… Fantasmi di paure, man mano che gli anni scorrono. Non a caso il fantasma che incute davvero terrore all’arido Scrooge è il terzo, quello del Natale futuro..
Chiudo il libro . E ascolto il vento freddo, in una sera di pioggia diaccia. Non vi sono, però, echi di campane. Manca ancora qualche giorno a San Silvestro. E poi le campane di Roma ormai tacciono… la Chiesa attuale non suona più le Campane. Ascolta altre sirene…
Non ha importanza. La sera di San Silvestro ascolterò Respighi, le Feste romane… Chissà, forse, alla fine del secondo movimento, la musica delle campane si incontrerà col vento della notte e fugherà i fantasmi del futuro che si agitano per le mute vie.
Forse…