Nel 2023, 23
Il mio cuore batterà fra le stelle
Ma sarà una macchina che
Lo farà batter più di te
Ci siamo quasi arrivati al 2023, titolo di un brano di Caterina Caselli interpretato da Dalida e cover di una canzone statunitense “In the year 2525”. Un futuro sempre più affidato alle macchine e sempre meno umano. A volte gli artisti hanno una visione del futuro più drammaticamente corretta rispetto alle previsioni di politologi, economisti, sociologi.
Noi dobbiamo accontentarci di una realtà per nulla entusiasmante e di speranze chissà quanto realizzabili. Che anno possiamo aspettarci? Se partecipassimo ad un concorso per l’elezione di qualche Miss od a qualche talk televisivo politicamente corretto, la risposta sarebbe obbligata: un anno che porti la pace nel mondo. Il che sarà anche bello e giusto ma ha lo stesso valore concreto del “più pilu per tutti”.
Perchè tra le speranze e la realtà la differenza è spesso abissale. Ovviamente la guerra in Ucraina è destinata a terminare. Magari trasformandosi in una tregua armata che può protrarsi all’infinito. In fondo la guerra tra le due Coree non si è mai formalmente conclusa ma la pace regge comunque, tra provocazioni e millanterie.
Ma anche se le armi dovessero finalmente tacere – con gran dolore per chi si sta arricchendo sui morti altrui – la situazione globale non tornerà all’anteguerra. Servirà molto tempo prima che i maggiordomi atlantisti si riconcilino non con Putin ma con la Russia ed i russi. Anche perché Washington non ha nessun interesse a permettere un riavvicinamento che rinvigorirebbe l’Europa.
Lo scontro, perlomeno economico, si concentrerà sulla Cina. Altro mercato fondamentale per l’Europa e, dunque, sotto tiro da parte di Washington e dei maggiordomi. Ma il mondo, ormai, va avanti a prescindere dagli ordini del petomane e dei suoi accoliti. Ed è vero che interessi convergenti non significano alleanze strategiche, ma per peggiorare la vita quotidiana degli europei bastano e avanzano.
Ma se lo scenario geopolitico ed economico è abbastanza delineato, molto più incerto è il futuro dell’essere umano. Tra pensiero unico obbligatorio, politicamente corretto, cancel culture e idiozie varie, il nuovo anno si apre tra crescenti preoccupazioni e ridotte speranze. Servirebbe coraggio per avviare una controffensiva che restituisca dignità all’essere umano nella sua complessità. Ma di politici coraggiosi non si vede traccia, e non solo in Italia.
Così il vecchio anno si chiude, in Italia, con troppe parole sui carcerati e neppure un fiato per le vittime; con le polemiche su una cantante paladina del politicamente corretto che, nella vita privata e reale, avrebbe seguito il cattivo esempio dei “no vax” ma, essendo sessualmente progressista deve essere perdonata; con l’attacco continuo contro i giovani che pretenderebbero una retribuzione sufficiente per sopravvivere in cambio di un lavoro; con un turismo riservato ad una fascia sempre più ristretta e più ricca di italiani; con un potere d’acquisto delle famiglie in costante flessione.
È lo scenario che Washington ha delineato per l’Italia e che gli atlantisti si impegnano a realizzare. L’augurio, per il nuovo anno, è che non ci riescano.