La notizia mi ha colpito.. Come se mi venisse inferta una improvvisa ferita. Non so quanto profonda, ma certo dolorosa.
Murano sta chiudendo. O meglio, stanno chiudendo alcune, molte sembra, delle principali vetrerie dell’isola veneziana. I costi sono diventati eccessivi. Gli aumenti, folli e immotivati, delle bollette energetiche. Il crollo del turismo dovuto alla delirante politica sanitaria degli ultimi due governi, con la complicità di governatori e sindaci. Le tasse…. Gli imprenditori del vetro non ce la fanno più. Le fornaci si stanno, una dopo l’altra, spegnendo.
Niente di nuovo, si dirà. La crisi delle piccole e medie imprese italiane è vera (questa) pandemia. E colpisce tutti e settori. Senza distinzione. Perché meravigliarsi tanto per l’industria vetraria di Murano?
Tutto vero. Però le vetrerie di Murano non sono solo industria, fatturato, posti di lavoro…sono tradizione. E tradizione antica. Qualcosa che ha a che fare con l’anima stessa di una città sospesa sulle acque. Con la sua cultura originaria. Se vogliamo fare gli intellettuali con la sua Urkultur.
Quella di Murano è storia antica. Non è una semplice isoletta della laguna veneziana, come in genere si crede. Intanto è un gruppo di isole. Che sono state abitate da epoca ben antica. Probabilmente da genti fuggite da Altino per la pressione dei barbari. Ed è stata a lungo dotata di una sua autonomia, pur venendo ben presto assorbita nell’orbita di Venezia. Per fare un esempio, aveva un suo patriziato e un suo Maggior Consiglio. E l’arte del vetro, in quelle isole, è pratica antica. Risale, probabilmente, già a prima dell’anno mille. Anche se solo in seguito, intorno al XII secolo, la Serenissima dispose che tutte le fornaci dovessero essere a Murano. Per evitare pericolosi incendi in città.
E i Maestri vetrai dovevano risiedere nelle isole, né potevano uscire da Venezia. Legge della Corporazione, per evitare che portassero altrove, all’estero, i segreti della lavorazione. Danneggiando i commerci veneziani.
Probabilmente, quando nel ‘400 i vetri de Murano cominciarono a subire, e soffrire, la concorrenza dei cristalli di Boemia, ciò fu dovuto a qualche traditore che aveva portato con sé il segreto dell’arte.
Perché la lavorazione del vetro è arte. Non semplice industria. Il Maestro che soffia nella lunga canna, mentre Servente e Serventino la reggono e al contempo cooperano con gli attrezzi a dare forma al vetro, compie gesti antichi. Gesti rituali, trasmessi oralmente per generazioni. Per secoli.
E il vetro, dal fuoco prende, magicamente, forma. Le forme più diverse, dai celebri lampadari, a vasi, sino a vere e proprie sculture. Grandi artisti vennero, non a caso, da tutto il mondo, per far soffiare in vetro le loro creazioni. Fra questi, tanto per fare un nome noto, Picasso.
La lavorazione del vetro è un processo alchemico. Il Maestro utilizza il suo soffio per dare forma alla materia infuocata. E resa quasi liquida dalla fornace. E in quel soffio immette la sua immaginazione. E il pensiero, o anche solo l’emozione, che si trasforma in vetro attraversando il fuoco e l’aria. Vedere soffiare il vetro è un’esperienza incredibile. Che si incide profondamente nell’anima.
“Vetro” è anche il titolo di uni strano romanzo che lessi…una vita fa. Di Orazio Bagnasco, un irregolare della penna, che dopo una vita trascorsa in ben altre cose affacendato – finanziere coinvolto in varie vicende di speculazioni e fallimenti, fra cui il crack del Banco Ambrosiano – negli ultimi anni si diede alla scrittura. E tirò fuori questa straordinaria storia di una sfida tra Casanova e Don Giovanni. Che diventa sfida fra due modi di concepire l’eros. La gioia di vivere e il senso di morte. Resa più intensa dallo sfondo che è rappresentato da Venezia. E, soprattutto, dai magici vetri di Murano, che riflettono il destino dei protagonisti.
Ora le vetrerie chiudono. La speculazione finanziaria, il cosiddetto Grande Reset ha deciso la loro morte. Tra tante altre. In questo mondo sembra non esservi più posto per l’area bellezza del vetro. Per la magia del fuoco e dell’aria che divengono forme fantastiche. E ci trasportano in un, incantato, mondo di fiaba…