Il grande censore ha deciso: su Facebook ci sarà spazio solo per le foto di cagnolini e micetti. E saranno tollerate solo discussioni sull’alimentazione dei criceti. Bandita la politica, sconsigliate le recensioni librarie ed i dibattiti sulle serie tv (potrebbero essere pretesti per veicolare opinioni non approvate dal pensiero unico obbligatorio), sotto osservazione le ricerche dei compagni di scuola che spingerebbero verso pericolosi assembramenti. Censurate anche le immagini di Alan Ford, fumetto creato nel 1969, mica nel Ventennio.

Il ciclo si chiude, l’illusione di poter dialogare con il mondo termina qui. Ma nessuno può rimproverare Zuckerberg per una scelta perfettamente in linea con il personaggio. Ha contribuito all’annientamento dell’informazione tradizionale – che ha fatto di tutto per suicidarsi rinunciando all’onestà ed alla qualità – ha trasformato il social in un immenso bar dove uno vale uno e dove l’intelligenza è una colpa, ha censurato qualunque pensiero non conforme ed ora ha deciso che è arrivato il momento di escludere il pensiero a prescindere.
Assolutamente logico, assolutamente coerente con la logica del pensiero unico obbligatorio. La stragrande maggioranza dei media, non solo in Italia, è asservita al politicamente corretto, dunque i social possono tornare ad occuparsi di gattini e cagnolini poiché la linea politica viene già indicata dai media di servizio. Dove, peraltro, manca quasi completamente lo spazio per i commenti dei lettori, confinati in spazi ben precisi.
Nessuno scandalo, nessuna sorpresa. Un uomo del sistema, ai vertici del sistema, che favorisce il perpetuarsi del dominio delle solite oligarchie. Ciò che dovrebbe indignare, invece, è la stupida rassegnazione di chi afferma di lottare contro questo potere transnazionale ed opprimente.

I combattenti e reduci di rivoluzioni che non hanno combattuto si sono dimostrati incapaci non solo di cambiare il mondo ma neppure di organizzare banalissimi boicottaggi commerciali. Di fronte alle vergognose ed offensive dichiarazioni di uno squallido personaggio televisivo utilizzato come testimonial di un prodotto alimentare, i combattenti e reduci avevano lanciato, sui social, il boicottaggio di quella marca. Senza alcun risultato: perché i grandi rivoluzionari, al momento dell’acquisto, hanno preferito pensare al prezzo invece che al boicottaggio. Tra l’altro rinunciando alla maggior qualità di marche concorrenti.
Lo stesso spirito che anima la lettura online. Troppo faticoso cercare i siti delle diverse testate, meglio limitarsi a leggere ciò che si trova su Facebook. Cambiare schermata richiede un impegno eccessivo. D’ora in poi, grazie a Zuckerberg, saranno informatissimi sulle razze dei cani (ma si potranno definire ancora “razze”?) e sulle ruote per i criceti.

Ovviamente l’oppofinzione si limiterà a qualche sterile lamento, evitando di affaticarsi per individuare alternative. Qualche comparsata al Tg2 per Meloni e Salvini, qualche insulto da recuperare nelle trasmissioni-imboscata su La 7 o Rai3, Rete4 che ospita Salvini ma soprattutto Meloni. Basta, no? Due slogan ed una polemica buttata lì e si va a casa. Mica servono i media per comunicare idee che non si hanno.