E ci risiamo. Di nuovo chiusi in casa. Segregati. Lockdown, dicono quelli che credono di parlar bene… come se l’inglese potesse addolcire la pillola. Che invece è, e resta, amara. Amarissima. Inutile per di più, perché è un “farmaco” che nessuno cura, pochi arricchisce, molti uccide…
Comunque, chiusi fra quattro mura. Le mura più spesse e invalicabili. Quelle della paura. Della viltà. Del servilismo.
E allora… Non resta che viaggiare con la mente. Sognare. Fantasticare. Immaginare…. Come fece Xavier Di Maistre consegnato nel suo alloggio, giovane ufficiale sabaudo, per un duello di troppo… Il “Viaggio notturno intorno alla mia camera”… Ho sempre rimpianto che, allora, in Piemonte si usasse il francese. Quel libriccino è un vero gioiello. Un capolavoro di stile e fantasia…

Viaggi imaginali. Viaggi notturni… Mi viene, all’improvviso, in mente che, proprio nei giorni appena trascorsi, cadeva l’Isra’a wal Miraji. Il 10 di Marzo del nostro calendario, se non erro. Una delle più importanti ricorrenze dell’Islam.
Il Viaggio, notturno, del Profeta. Che, secondo il Corano, venne trasportato in volo da Buraq, un misterioso destriero alato, con volto di Donna, sino a Gerusalemme a quella che oggi conosciamo come Spianata delle Moschee. E da lì sarebbe poi asceso ai Cieli sorvolando gli abissi infernali, deve i dannati subivano le pene, eterne, del ghiaccio e del fuoco. Per incontrare, poi, tutti i Grandi Profeti che lo avevano preceduto. Yaya, ovvero Giovanni Battista, Issa, ovvero Gesù, Mosè, Abramo… e vi faccio grazia degli altri… Insomma, la catena della profezia. Di cui lui, Mohammad, era l’ultimo anello. Il sigillo.
Una narrazione fantastica. Solo accennata, ma che, proprio per questo, si è prestata a infinite interpretazioni. E declinazioni. Da quella dei fedeli, che credono il Profeta aver compiuto davvero quel viaggio, sensibilmente… Alle raffinate esegesi di al-Tabari e alle interpretazioni esoteriche dei Sufi….

E poi, la poesia. I Libri della Scala. Un vero e proprio genere, molto in voga in al-Andalus… Da lì, uno, per lo meno, giunse in Italia. In Toscana. Benvenuto da Siena lo tradusse in latino. E, certo, ne aveva buona conoscenza Messer Brunetto Latini… già, proprio lui, l’autore del Tresor, ambasciatore di Firenze presso Alfonso il Sabio. Il maestro di Dante, per inciso… E se si legge la Commedia senza paraocchi…
No. Tranquilli. Non sto facendo lezione, e non ho intenzioni di cominciare un pippone erudito su Miguel Asvìn Palacios, il gesuita che ci ha illuminato sulle fonti arabe della Commedia… perché, per inciso, i gesuiti, un tempo, non erano periti industriali…. E neppure – lo dico per i malfidenti sospettosi – sono in procinto di convertirmi all’Islam.
È solo che il racconto del Liber Scalae mi ha sempre, da quando lo ho scoperto molti anni fa, affascinato. Anche perché lo ho ritrovato in Borgès, nella sua lirica “Ariosto e gli arabi”. Il volo di Astolfo nella notte, verso la Luna piena… anche questo un’eco…
Perché la nostra civiltà, non è solo Europa. E soprattutto non è solo, l’algido, occidente, che parla un inglese ormai ben poco imparentato con quello, stupendo, di Shakespeare. È un mondo molto più complesso. Di cui fanno parte Iliade ed Odissea, Eneide e Beowulf… Ma anche lo Shah Nameh di Firdusi e “Il canto degli uccelli” di Attari. E dove Dante e Rumi sembrano avere voci simili…E poi, la notte, mi invita sempre a sognare.

Viaggi immaginari. Fantastici. Soprattutto in un momento come questo…. Sognare di librarsi in volo. Su un Ippigrifo. Su Pegaso. Su Buraq… Non conta il nome.
Conta solo sollevarsi dallo squallore di questi giorni, di questi fantasmi che popolano le strade. E volare verso la luna. La luminosa Cacciatrice…